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Il giovane Fortunello, dell'incastro il menestrello

Il giovane Fortunello, dell'incastro il menestrello

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Geo Portaluppi


Free Account, Vigevano

Il giovane Fortunello, dell'incastro il menestrello

Questo è il nipote di suo nonno, il paventato terrore dei bar della piazza, l’invincibile e invicto giocatore di scala quaranta, beneficiato da una fortuna sfacciata, che a raccontarla non la si crederebbe vera, più vicina a un sogno o a una chimera, una mera favola orecchiata di straforo all’incrocio con un semafòro (pronunciato alla Stanlio) guasto.
Cagione il noto balzo generazionale a me, padre di uno e figlio dell’altro, di fortuna assai poca, prossima allo zero. Con due siffatti mostri in casa ho avuto agio di studiare i segreti della loro buona sorte.
Fortuna minimalista, quella di Fortunello Senior: la sua strategia di base consisteva nell’acquisire celermente l’apertura (40 punti) e per primo calare (scoprire sul tavolo tris o scale), mettendosi al riparo dal temuto e beffardo cappotto (pagare tutte le 13 carte). Dopo poche pescate aveva in mano tre assi (33 punti) e 3 tre (9 punti) e forte dei 42 punti calava le due tris sogghignando: “ E queste non le pago.” inferendo così un duro colpo al morale dell’avversario.
La fortuna di Fortunello Junior la potremmo per contro definire massimalista: il suo gioco tipico è “la lunga scala colore” con preferenza per quella dal 4 al 9, pari a 39 punti: e così se poi pescava il 3, totalizzava 42 punti e calando esclamava: « Come il nonno: 42, cornuto e mazziato come un bue! », oppure, se entrava il 10, disponeva le carte in tavola esultando: « 49: cubo e quadrato, amico t’ho silurato! »
C’è un folklore legato al mondo delle carte, i numeri bisogna averli amici, trattarli bene, e ci sono frasi a effetto, ognuno inventa le proprie o copia quelle collaudate dei vecchi, servono a minare il morale, come i colpi ai fianchi del pugile, che levano il fiato all’avversario, prima del colpo finale.
Junior aveva scoperto che per la scala di sette carte occorreva implementare la buona sorte avuta geneticamente in dotazione: oltre alle parole scaramantiche ci voleva una adeguata melodia. Alla fine la colonna sonora venne trovata in “Certe notti” di Ligabue. E così per chiamare l’incastro, la carta da inserire tra altre due già in mano, canticchiava la canzone “Certi notti” opportunamente modificata:
“ Certe carte son come zanzare,
pian piano le senti arrivare
e nella testa ti ronzano un po’,
certe carte sono lucciolette,
che se non le tieni bene strette
ti tradiranno con un gigolò.
Certe carte sono belle
Certe altre ancor di più,
La man la chiudo io
Così non la chiudi tu.
Certe carte sì, certe carte no!”
Funzionava!
Gli incastri fioccavano come neve alla vigilia di Natale. Fitti, sempre più fitti, e Junior divenne il campione del rione. Ma la fama è come la fame, non la sazi mai: con il crescere della notorietà a Junior cresceva la voglia di cimentarsi con quelli più bravi. E li vinceva ineluttabilmente tutti, e così arrivò il giorno dello scontro con il famigerato Truce Garbana.
Nessuno conosceva il suo nome. E poiché viveva a Garbana, una frazione di Gambolò, a un tiro di schioppo da Vigevano, lo chiamavano con il nome del paese, abbellito da truce, perché era un tipo truculento e tronfio di sé e tracotante, simile al personaggio Jabba the Hutt di Star Wars, solo un po’ più bruttino.
Garbana è una manciata di case asserragliate attorno a una strada a doppio zig zag che a saetta attraversa il paese prescelto per la sfida del secolo.
E come una folgore giunse Junior accompagnato da un gruppetto canterino di amici: erano il coro per ringalluzzire con il loro canto la canzone porta fortuna “Certe carte”.
L’esordio fu promettente. Fortunello vinse la prima mano e Truce Garbana pagò 48 punti. Una baldanzosa euforia riscaldò i cuori dei nostri eroi. Fortunello vinse anche la seconda e la terza mano, ma guadagnò pochi punti: Truce Garbana arrivò a 64: per vincere servivano ancora 37 stramaledetti punti. Qualcosa non funzionava, le carte non giravano come al solito, anche se cantavano in molti, un vero coro alpino, ma la fortuna si mostrava a sprazzi in quella gabbia di pazzi. Poi fu la volta di Garbana: chiuse e Junior pagò 15 punti, pochi, però era un gran brutto segno.
La partita si trascinò con fasi alterne e sudati i due arrivarono al seguente punteggio: Junior 42 e Garbana 71: per vincere, l’avversario doveva arrivare a 101 punti.
Ramon, uno degli accoliti di Garbana, distratto chiese: « Perché continuate a cantare? »
« È il nostro omaggio all’avversario. » rispose furbo e lesto Poldino, un amico di Junior.
« Oh, potete risparmiarvi il fiato. Il nostro campione è del tutto sordo e stonato! »
Ecco perché su Garbana non aveva effetto. Per Junior e compagni fu un atroce colpo e il loro morale finì sotto le suole delle scarpe. Nuova smazzata, nuova distribuzione di carte.
Improvviso giunse il crollo: Fortunello pagò in una sola volta 57 punti e arrivò a 99.
« Sei finito! – il pedante Ramon non dava tregua – Non hai più difese. Ora se ti resta in mano anche la carta più bassa, il due, vai di filato a 101 e sei spacciato. »
« No! – insorse Poldino – Quando si è a 99, l’asso vale uno. Può ancora stare dentro. »
« Che fanfaluche sono mai queste! » il branco di Garbana era stizzito.
Ma Truce li zittì con una occhiata, conosceva quella regola, e la partita continuò.
Fortunello aprì per primo, ma pochi giri dopo Garbana calò quasi tutte le carte tranne tre. Per un attimo Fortunello aveva visto la sua fine. Graziato in extremis! Ebbe così il tempo di calare ancora: in mano ne rimase una sola. Garbana aveva una coppia e aspettava un sette per fare tris e vincere. Una pescata, una seconda e alla terza calò il tris.
Fortunello mostrò lentamente la sua carta: era un asso. Era ancora in gioco. Ora niuno più cantava, nessuno, da ambo le barricate, più starnazzava, anche il mondo aveva smesso di ruotare e s’era fermato in Lomellina per vedere la fine della partitina che avrebbe sancito un vincitore e un perdente. Fortunello era di mazzo e mentre le distribuiva, una per l’altro e una a lui, per poi ricominciare, le soppesava e le guardava incredulo: la fortuna del nonno l’aveva abbandonato, ah!, invocò, che almeno la tecnica del babbo ora l’assistesse.
Con le carte incollate sul naso, a pochi millimetri dagli occhi, lentamente spulciò: re, donna, fante e dieci di cuori, la scala preferita dal padre: l’apertura servita, un buon segno. Quando fu il suo turno calò subito. Truce non batté ciglio e dopo due giri scese anche lui e in più attaccò alcune carte all’apertura di Fortunello che, con la pescata successiva gli arrivò l’ultimo incastro e chiuse. Un boato di giubilo tra le fila dei nostri.
Truce, impassibile come era sua costumanza, contò piano le carte che aveva in mano che sommate erano 29. Incredibile, ora anche lui aveva un totale di 100 punti.
Balzò in piedi Ignazio Castellaneta, detto il profeta, per la sua aria da asceta: « Questo è un segno da tenere in grande considerazione, voluto lassù tra le alte sfere – e mentre parlava guatava il soffitto, quasi stesse per piovere - non era mai accaduto in tutta Garbana (e capirai!) che si raggiungesse il punteggio di 100 a 100. I due contendenti si sono battuti con le unghie e con i denti per tutta la giornata, senza che l’uno prevalesse sull’altro e infatti la loro situazione è uguale a quella che avevano prima di iniziare. È lapalissiano che oggi non sia il fatidico giorno del responso. Propongo un rinvio e che si dia inizio ai festeggiamenti di questo mirabolante “cento a cento”! »
Ludmillo, che pareva sempre brillo, chiese a Poldino: « Che ha detto? Che ha detto? »
« Che sono a pari. » Poldino fu secco e conciso.
Fortunello e Garbana si scrutarono vicendevolmente per un momento.
Nemmeno a loro garbava che la partita continuasse: avevano reciprocamente scoperto che davanti a loro c’era un avversario troppo forte. Proclamarono l’incontro pari e patta, senza né vinti né vincitori, se avessero avuto voglia, avrebbero rigiocato in tempi migliori.
Ora scommetto che aspettate la morale. C’è una favola, è giusto che vi sia la morale.
Tranquilli, c’è. È la celebre morale dei due proverbi.
Il primo è: “Impara l’arte e mettila da parte”, un ambiguo aforisma dalla doppia lettura: potrebbe significare impara l’arte per usarla quando ti capiterà l’occasione. Infatti si vedono spesso marinai imparare l’arte edilizia prima di imbarcarsi, nell’eventualità che si mettano a fare navi con i mattoni. Oppure può voler dire che dopo avere imparato l’arte, dimenticala e usa solo le tue nozioni, le tecniche altrui potrebbero essere controproducenti.
Fortunello applicò quest’ultima variante. Quel giorno, a Garbana, imparò che non poteva affidarsi solo alla fortuna, per quanto grande sia, perché nella vita ci vuole osservanza, perseveranza e una altra cosa che finisce con “anza”, ma ora non ricordo quale sia. Lo imparò, ma subito il giorno dopo lo dimenticò, altrimenti come avrebbe potuto continuare a usare il suo proverbio preferito: “Errare humanum est, perseverare… arcangelicum” …ma avete visto che faccia da cherubino ha Fortunello?

Comentarios 16

  • redfox-dream-art-photography 04/03/2009 6:38

    Mi piacè molto!!!

    ciao, redfox
  • Bodil Hegnby Larsen 30/01/2009 10:50

    Caro Geo, sono stata colpevolmente distratta da viaggi ed impegni vari, e non ho visto i tuoi lavori.
    Questa foto la trovo potenzialmente bella, ma ti consiglio di abbandonare quella elaborazione che toglie un pò "l'anima" alle tue foto :-))
    Detto questa bruttura, mi sono divertita un mondo a leggere il tuo racconto, - sei una fonte inesauribile di simpatia e di cultura...ogni tua pubblicazione è un evento. Complimenti sinceri.
    ciaooo :-)
  • Luciana Faltoni 26/01/2009 19:44

    complimenti per la foto e per il racconto!!! Sei simpaticissimo!
    Ciao Luciana
  • Carlo Pollaci 25/01/2009 9:20

    Geo, gli incipit dei tuoi racconti sono formidabili.
    Comincerò a scaricarmeli tutti e mi ci faccio un bel libro.
    Questa foto - la cui posa aggrazziata del ragazzo mi ricorda figure dei Carracci - andrebbe benissimo come copertina.
  • Francesco Montingelli 23/01/2009 9:54

    Fortunello ben fece a capire che della fortuna sola non poteva fidarsi, tuttavia "l'ultimo giorno della bita è anche l'ultimo della fortuna" scrivve Severino Boezio, filosofo di Teodorico che passò 20 anni della sua vita in carcere.

    Bella foto con parole sempre magistrali che l'accompagnano.
  • lucy franco 23/01/2009 9:32

    l'immagine è un mosaico di tesserine piccolissime che si incastrano e formano viso, espressione, posa di un personaggio che prende vita alimentato dalle tue parole scritte con maestria, con quell'alchimia misteriosa che incolla al segno scritto e non ti libera che alla fine.
    Le parole come traduzione di linee e colori, interazione miracolosa e immaginifica, immagini che diventano musica toccate dalla vibrazione delle parole
    Ogni volta una scena che prende vita

    Lucy


  • Paolo Zappa 22/01/2009 22:08

    Geo, la foto è bella, l'espressione di Fortunello è emblematica del soggetto (sic!)! Il tuo racconto, però è senza pathos, senza verve, scontato........:-))))))))) Hanno ragione:"se non ci fossi, bisognerebbe inventarti!!!E' sempre un piacere leggerti! Ciao, alla prossima, Paolo.
  • adriana lissandrini 21/01/2009 20:15

    ti retrocedo a ...Geo! caso più unico che raro, se non ci fossi bisognerebbe crearti....
  • Lunasole 21/01/2009 16:01

    Caspita ne valsa la pena leggere questo tuo racconto!!
    Bravura, inventiva, simpatia potrei abbondare, ma i prossimi li tengo per il successivo racconto.
    Grande Geo. saluti anche a Fortunello!!!
  • Paolo Liguori 21/01/2009 9:19

    Casp...ho fatto tardi stamattina, ma non potevo non leggerti. Sei forte, e c'è pure la morale.;-))
    Grande!! Ciao, Paolo
  • Alberto Angelici 21/01/2009 8:07

    Caro Geo, in quanto a simpatia non ti batte nessuno. Grande senso dell'umorismo, grande brio e sensibilita' capace di cogliere tra le pieghe frammenti significativi del nostro quotidiano. Sei forte davvero e mi sa che appena la pianura torna a temperature piu' accettabili vengo a trovarti per godere di persona della tua inusuale, pregevole verve.
    A.
  • Carla Paci 21/01/2009 0:10

    bravissimo 2 volte per la foto ma anche i racconti sono un portento sei pozzo di invettiva e scrittura bravoooooooooooooo
  • Marialbi 20/01/2009 22:44

    fantastico geo...ho letto, riletto...é sempre un piacere
    sei semplicemente unico...
    ciao
    maryte
  • Roberto Tagliani 20/01/2009 21:47

    La morale è sempre quella "far merenda con girella !!!"....
    Scherzi a parte (lo sai che mi piace scherzare), caro Geo, anche questa volta mi hai tenuto appiccicato al monitor riga dopo riga....
    Quello che mi rimane (e mi rimarrà indelebile) è l'espressione sul viso di Fortunello che riguardata dopo la lettura prende corpo con una intensità completamente diversa di quando aperta la finestra...

    FORZA DUCALI !!!!!
  • giancarlo abbati 20/01/2009 21:37

    ciao geo,questa storia mi ha preso in maniera tremenda ,come un giallo ,continui a leggere aspettando la fine, ad ogni riga ti aspetti qualcosa,e succede qualcosa ma che non determina la fine della storia,cosi' continui a leggere pensando ...quanti punti avra' in mano fortunello,..adesso garbana chiude e si mette a cantare ,poi mi fai pure cantare la canzone del liga con le tue parole,ad alta voce naturalmente cosi' mia moglie chiama la neuro,pero' il finale non mi soddisfa,avrei preferito un vincitore .per me la morale di questa storia e' ....basta accontentarsi,e saper fermarsi a un limite ,cosi come nella vita,basta accontentarsi di quello che si ha,ciao carlo ,mitico scrittore