Regresar a la lista
Ohibò, chi è stato?

Ohibò, chi è stato?

5.156 15

Geo Portaluppi


Free Account, Vigevano

Ohibò, chi è stato?

La precedente foto “Lampione ferito a terra, presto occorre una barella!” mostra mezzo globo di un lampione sull’acciottolato della piazza, mentre in questa facciamo la illuminante conoscenza del restante 50%, rimasto appeso all’innesto, con lampadina funzionante. Al ritorno dai ricordi militareschi, avevo appreso che mentre i barellieri di ieri, raccogliendo fucili al posto di soldati, avevano agito nel nome della “humana pietas”, i barellieri di oggi, alias i barelloggi, hanno fatto spallucce al grido di dolore della calotta rotta.
L’ambulanza non s’era quindi fermata per soccorrere il mezzo lampione, e i barelloggi erano sì avanzati verso il decapitato con passo cadenzato, ma a un metro dall’infortunato, ghignando, avevano svoltato verso un bar per bere un cicchetto riscaldante in quella notte di gelo. Dal cielo scese un velo di tristezza a coprire la piazza. E mi trovai solo con il mezzo globo stecchito. Avrei voluto fingermi ferito, buttarmi al suolo con lui stretto al petto e al loro ritorno ulular: « Abbiate un briciolo di rispetto, voi che avete ingollato scotch, suppongo, date un poco di scotch al lampione, nooo… non scotch whisky, ma quello adesivo, intendo, l’amico sta soffrendo per il distacco. »
Ma ahimè neppure io ho la necessaria pietas e muto rimasi, solingo con la cupoletta sbrindellata. La battezzai Eusebeia, l’equivalente greco della pietas latina, e sia in greco e sia in latino non ha il significato della pietà in italiano, ma indica “il rispetto”, che diviene devozione se è verso Dio e nel Suo nome a tutte le cose del creato, dal filo d’erba al passerotto ai quali san Francesco parlava, essendo figli di una unica Madre Terra, mentre assume il significato di affetto se rivolto ai genitori e infine sfocia nell’amor di patria per l’Italia nostra, sentimento questo che Cicerone riteneva prioritario, più della devozione a Dio e più dell’affetto ai genitori, ma Cicerone è sempre stato un gran chiacchierone, per questo l’hanno messo a far da guida sul torpedone. Tommaso d’Aquino, con il suo naso fino, arguì che ogni uomo è debitore verso il prossimo in molteplici modi, e che ogni singolo uomo ha un altissimo valore marginale. Quello che il buon Tommaso, laggiù nel XIII secolo, non poteva nemmeno lontanamente prevedere è che, al crescere del numero degli uomini sul pianeta Terra, la loro utilità decresce, è una nota legge economica, non l’ho inventata io, e continuerà a calare fino al fatidico valore zero, quando ci azzanneremo come belve feroci, preferendo saziarci di carni umane in luogo di uova e noci.
Ma torniamo al nostro tormentone: chi ha rotto il lampione? Fu man sacrilega o uno scellerato di passaggio? Per uscire dall’impasse m’occorreva l’aiuto di qualcuno che di Vigevano non fosse. Enrico era impegnato in una dura sfida scacchistica mentre Ale s’era involato per chissà quale universo parallelo. Poco male giacché la persona giusta per questo caso è il celeberrimo commissario Te Beky, di stanza a Novara, e che con coraggio e fede ha preso in affitto una stanza in casa Ravaldini. Telefonai senza indugio a quel formidabile segugio che aveva stravolto la moderna metodologia investigativa formulando la nota teoria del: “Bastano un paio di gambe buone e vedrai che ti becco, anche in capo al mondo.” Mezz’ora di strada c’è tra Vigevano e Novara e venticinque minuti dopo la telefonata era lì in piazza. Notò subito il lampione rotto ed esclamò:
« Ohibò, chi è stato? »
« È per questo che ti ho chiamato… » risposi.
« Ah, bene, siamo in sintonia: due teste… un solo obiettivo. Ho casualmente meco un astruso astrolabio con cui calcolare la probabile traiettoria del sasso truffaldino… ci metto un minutino. »
Arcane manovre inscenò, imparate su traballanti giunche di salgariana memoria, mirabolanti gesti e riti di tempi passati quando i computer non erano ancora stati inventati. Tre giri intorno al lampione, due in avanti e uno rinculando, il tutto senza telecomando. Poi si fermò a considerare la circonferenza della cupola, divise per 3,14 e aggiunse il fattore Kappa e sicuro sentenziò: « Il furfante non ci scappa! Con gran forza dirompente l’oggetto contundente è venuto dall’alto! Se avesse colpito dal basso avrebbe infranto la lampadina. E non è un sasso, ma un disco: l’impatto è avvenuto lungo la linea equatoriale del lampione, non in un solo punto. Non c’è un singolo foro ma poche schegge di forma lamellare, non triangolare. Ci sono domande? » Grande artefice della scienza investigativa. Nella notte un faro di bravura e celerità deduttiva.
E senza aspettare risposta iniziò a scrutare verso l’alto, nella direzione indicata dall’astrolabio.
« Uh, - fece a un tratto – direi che è stato l’omino appollaiato là in cima. Pare che stringa in pungo una fionda, arma ad hoc per conferire al proiettile la necessaria forza. »
« La tua indagine non fa una grinza… - commentai estasiato – ehm, c’è solo un piccolo particolare, quella figura lassù è una statua, è santo Ambrogio e i santi fanno i miracoli, non i discoboli. »
« Dell’indiziato è irrilevante la professione. » replicò asciutto.
« In questo caso si deve fare una eccezione: incolpare un santo mi pare brutto.»
« Ma in fondo, - chiese il commissario – perché la fai tanto spessa per un lampione? »
« Guarda la facciata della cattedrale. Cosa noti? »
« Non vedo niente di particolare, alcunché di strano… » sospirò dopo attenta valutazione.
« Infatti, strano ma nessun writers, di solito irriguardoso verso l’altrui proprietà, ha imbrattato la piazza con la sua inutile firma… »
« Capisco, se si concede al primo vandalo l’impunità, altri lo seguiranno, con crescente danno. A chi fa onta alla humana pietas, anche se un lampione rotto è cosa da nulla, bisogna soffocarne l'empietà nella culla, prima che dilaghi: indugiare sarebbe fatale! »
All’unisono tacemmo, avvolti nei propri pensieri, in posizione di stallo: sì è stato Ambrogio, no non è stato lui. All’improvviso innescammo la retromarcia. Incominciò Te Beky che ammise: « In effetti l’indiziato non possiede la sufficiente mobilità nelle articolazioni, lo trovo alquanto rigido, granitico, se mi è concesso il termine… di natura calcarea. Proverò a ricalcolare l’area…»
« Forse hai ragione. – lo interruppi – Chissà se il santo conosce il differenziale termico? »
« Oggi con Internet sono tutti istruiti… fanti e santi, non è come una volta. Gelo esterno e calore rovente all’interno: basta un nonnulla e il lampione esplode. Ma giunto a questo punto perché scomodi sant’Ambrogio? È stato un fenomeno naturale. Il caso è chiuso! »
« Non credo. Ritengo sia un avvertimento del santo, evento per lui non inconsueto. Di lassù ci tiene d’occhio. Nel corso dei secoli Ambrogio si manifestò più volte. Un primo segno lo diede nell’835, oltre 400 anni dopo la sua morte, al vescovo Algilberto II, per mezzo di un suo dente. Nel 1162 fu consegnato a Barbarossa un “Vexillum populi” raffigurante Ambrogio, e la prima organizzazione politica dei mestieri (bottegai, fornai, macellai) si costituì nel 1198 con il nome di “Credenza di sant’Ambrogio” avanti il papa Innocenzo III. Il 4 agosto 1258, nella sua basilica, si stipulò la pace di sant’Ambrogio, e il 21 febbraio 1339 Ambrogio partecipò alla battaglia di Parabiago, su un cavallo bianco e con una spada in mano mise in fuga la Compagnia di San Giorgio capitanata da Lodrisio Visconti, favorendo la vittoria alle truppe milanesi del fratello Luchino e del nipote Azzone. Del 1447 è la prima Repubblica Ambrosiana e Ambrogio compare nel gonfalone e poi nel 1566 san Carlo nello stendardo che realizzò pose la frusta nel pugno del santo, ed è quella frusta che oggi vediamo in mano alla statua e da te, Beky, scambiata per una fionda…»
« Va bene, va bene, ho capito – il commissario non gradiva che si ricordasse la sua svista – ma ho bisogno di fatti, quelle che citi sono solo leggende alle quali forse un giorno, tra cento anni, si aggiungerà la storiella del lampione rotto di sant’Ambrogio nell’inverno 2009, ammesso che si capisca quale messaggio ci ha inviato. Ora torno a Novara, se ci sono sviluppi fai uno squillo. »
« Ciao commissario Beky, grazie e vai tranquillo, se ci sono novità ti chiamo. Il significato dell’avvertimento prima o poi lo scopriamo, usando intelligenza e confidando nell’ausilio della divina provvidenza. »

Dedicato a Federico Ravaldini, alias commissario Te Beky, romagnolo di nascita, novarese di abitazione e vigevanese per acclamazione. Qui lo scrivo con affetto e ammirazione.

Comentarios 15

  • corallo giorgio 24/07/2010 18:26

    Notevole la tua bravura nel creare paradossi esilaranti,
    tentando, maldestramente di colpevolizzare il tuo
    S.Ambrogio. Interessanti i richiami storici
    Anche noi a Genova abbiamo degli strascichi storici
    con il clero ambrosiano, fuggito da Milano, per via
    dei Longobardi. Il nostro vescovo, Liutprando (vado a
    braccio) dette ospitalità (VII sec.) ai Visconti
    Furono, infatti, erette : la Basilica di S.Siro, S. Vittore S.Ambrogio, tutte rigorosamente in splendida pietra
    grigia delle nostre rocce sedimentarie.
    Su di ua lampadina di un (augusto) lampione hai
    ricamato con sagace e divertente ironia un racconto.
    Mi rammenti vagamente, un po' i racconti di N.Gogol
    Secondo me, hai dimenticato, (credo volutamente)
    di citare la Polizia Segreta. Da voci incontrollate,pare
    che la Digos abbia addossato la colpa ad un
    piccione non sobrio, che volava a bassa quota.
    Non scarterei a priori questa ipotesi.
    Grazie ancora, 6 forte, salutoni e a risentirci, ciao
    .
  • Gianmaria Giordanengo 22/05/2009 10:15

    Un'immagine resa simpatica e curiosa dalla nota.
    Bravo
    Ciao Gianmaria

  • Franco Merlo 22/05/2009 0:50

    Bella storia! Per scagionare sant’Ambrogio io indagherei sui due loschi figuri che da lassù ancora impugnano le cerbottane!
    Sempre interessanti i tuoi scatti che offrono gli spunti per le tue dotte e spiritose didascalie.
    Ciao
  • Elvio Bartoli 21/05/2009 22:45

    Ciao Geo, gran bel giallo illustrato...
    Elvio
  • redfox-dream-art-photography 20/05/2009 23:00

    Molto bella foto!

    ciao, redfox
  • agnese52 20/05/2009 22:46

    molto bella la tua vigevano, ti ringrazio per il magnifico commento che hai fatto al mio scatto, sei davvero bravo e sai scrivere molto bene
  • Antonio Morri 20/05/2009 17:04

    Per ora osservo la foto, bella e luminosa, con quel particolare del lampione rotto!
    Mi riservo di leggere con calma la tua storiella più tardi, quando i gli altri lampioni si accenderanno! :-)
    Un caro saluto
    Antonio.
  • adriana lissandrini 19/05/2009 22:02

    Caro amico, devi fare una scelta...o avere pochi commenti di persone amiche e con tempo a disposizione che si prendano il divertimento di leggere i tuoi gustosi romanzi...o averne di più, un po' più frettolosi nella lettura, ma che apprezzino la foto che è bella, ben fatta e merita attenzione........
    in che categoria sarò mai io?
    ciao Adriana
  • carlo jacuzzi 17/05/2009 12:08

    Geo, sei un mito.
    Non vedo l'ora che tu pubblichi una nuova foto, per il gusto di leggere la sua didascalia.
    Complimenti.
    Ciao Carlo Jac

  • federico ravaldini 16/05/2009 22:08

    Dopo il commento del Bassotto n° 313313(Paolo) cosa dirti???
    Rispecchia esattamente,se pur parzialmente il mio stato d'animo, soprattutto perchè mi stavo concentrando sul terzo episodio, dove si parlava appunto della formazione tecnica scentifica del famigerato Te Beky, che tu hai testè chiamato giustamente in causa, non tanto come le male lingue (vedi Carlo..Abbati per chi non avesse capito, per l'esattezza quello che ha la torre pendente!!!) tendono a denigrare. Non fosse altro per la vicinanza e per la rapidità di intervento, che in questi casi in cui è importante non lasciare rafreddare la pista, è basilare!!! E in effetti i risultati sono sortiti checchè se ne dica e i posteri ne terranno la dovuta memoria!!!
    Ti ringrazio comunque di avermi reso partecipe di questa bellisima , oscura ed attuale avventura cittadina della quale sono fiero della tua attribuita acclamazione ma cosa ne penserà il resto della popolazione??? Sono stato un pò parco di parole e me ne dolgo ma è un periodo nò. Ciao Geo con affetto FEDE (T.B.)
  • Paolo Zappa 15/05/2009 23:51

    Geo, i tuoi "racconti" sono così coinvolgenti, che la foto, pur bella come questa, passa in secondo piano!!!! In effetti diventa solo un aggancio per lo scorrere della narrazione, che la fa da protagonista!
    L'incidente occorso al povero lampione, mi sa, resterà "impunito", dato che il caro Te Beky a breve lascerà questi lidi per portarsi verso le spiagge di Sardegna, col suo adorato "camper" che, a momenti, martedì notte stava per "perdere" in un incendio scoppiato in un capannone di "merce cinese" adiacente al parcheggio ove era ricoverato per l'inverno!!!
    E' tutt'ora sotto shock per il rischio corso!!!
    Sarebbe stato il classico caso di "vacanze andate in fumo" LETTERALE!!!!!
    Ti racconterà poi lui, io ti auguro una buonanotte e a presto, Paolo
  • federico ravaldini 15/05/2009 22:47

    Ho preso visione della prova del reato, e letto a volo radente, grazie dei tuoi graditissimi commentoni, e soprattutto di non esserti scandalizzato delle foto.......perciò ti mando l'ultima della serie orror e mi riservo di riscriverti al più presto dopo aver letto attentamente (con le orecchie ben aperte). Ciao FEDE

    Intanto complimenti per la foto è di una nitidezza pazzesca!!!!!! Niente a che fare con le mie.......robe
  • giancarlo abbati 15/05/2009 22:39

    non penso che il commissario sia adatto a questa inchiesta ...il fede e troppo lento ...la foto e' ottima geo, bell'inquadratura ...io penso ad un pallone.carlo.
  • ettore caburlotto 15/05/2009 16:16

    Io non c'entro. E' vero sono passato di là il 26 marzo, ma posso testimoniare che il lampione era a posto. Vedi foto allegata.
    Dopo non so.
    Geo, il Santo che aiuta a trovare le cose, e qui non stai cercando un assassino?, è tipicamente il mio Sant'Antonio.
    Vuoi che faccia da tramite o ci pensi direttamente tu?
    Ti dò l'indirizzo, Piazza del Santo n. 0, Padova.
    ciao.
    E informami del seguito
    ettore
  • Carlo Pollaci 15/05/2009 14:25

    In questa piazza tutto è perfetto. Le architetture non mostrano i segni del tempo. Il cielo è terso. L'aria, s'immagina, buona e senza smog.
    Forse tutto troppo perfetto.
    Sarà stato un lestofante amante del caos, o una implosione della sfera, a rimettere le cose "a posto".