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Progetto "Foto&Racconti": La Motovolosibile di Enrica (Berlendis-Torrisi)

Progetto "Foto&Racconti": La Motovolosibile di Enrica (Berlendis-Torrisi)

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Progetto "Foto&Racconti": La Motovolosibile di Enrica (Berlendis-Torrisi)

La Motovolosibile di Enrica

http://www.francescotorrisi.com/Foto&Racconti/Berlendis_Torrisi_La_motovolosibile_di_Enrica.pdf

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Fotografia di Francesco Torrisi
Racconto di Angelo Berlendis
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Il papà le aveva costruito la Motovolosibile; con pazienza, passione e dolcezza, le aveva assemblato quel velivolo astruso. Esteticamente non era bellissimo, sostanzialmente era costituito da vetusti pezzi meccanici, tuttavia era perfettamente funzionante. Lo stravagante mezzo combaciava esattamente con l’idea del progetto che Enrica aveva fornito all’adorato papà. Non poteva che affidare al babbo la magica realizzazione di quel suo desiderio, perché è noto che solo i papà sanno compiere le imprese più impossibili e stimabili.
La Motovolosibile era un singolare mezzo a due ruote, teoricamente in grado di librarsi nel cielo e viaggiare, funzionava con un propellente raro, prezioso e patrimonio di pochi, di fatto la sua benzina era la forza della fantasia.
Quella mattina Enrica che si era alzata di buon ora trovò nel giardino di casa la realizzazione di un sogno; il suo veicolo colmo di bizzarra bellezza, era lì, più o meno splendente, più o meno elegante, in attesa della prova e del rodaggio. Commossa e tremante per l’emozione cercò e trovò intesa, forza e approvazione nello sguardo orgoglioso del babbo, una gioia sconfinata la prese per mano e la portò a bordo del mirabolante mezzo.
Enrica impugnò con decisione il manubrio, si morse il labbro inferiore, chiuse gli occhi, urlò un caloroso saluto al papà e si concentrò sul pensiero che avrebbe generato la partenza.
La realtà che la circondava evaporò dolcemente e solleticata da una lieve vertigine Enrica si trovò galleggiante nell’aere celeste a cavallo della Motovolosibile. Avvolta da un’inedita euforia, capì che il suo prodigioso progetto aveva fatto capolino nella realtà, traboccante di felicità ponderava manciate di fantasie felici e nel mentre la Motovolosibile volteggiava con armonia e velocità tra gli spazi cobalto del cielo. Rivolgeva cordiale saluto agli stormi di uccelli che incrociava, ringraziava le verdi e rigogliose vallate che sorvolava, mangiava fumosi spicchi di bianche nuvole, beveva l’acqua argentea in procinto di tuffarsi sul mondo, comprendeva i segreti della rifrazione della luce e con essa costruiva arcobaleni su misura. Enrica atterrava nelle zone che più la incuriosivano, ne conosceva gli abitanti, instaurava con essi dialoghi, portava e riceveva doni di luce. Su un diario annotava gli incontri più incredibili, con l’intento di narrarli poi con accuratezza ai genitori e agli amici. Scriveva degli Sciapodi: i mansueti e buffi esseri dotati di una sola gamba che terminava in unico enorme piede, una sorta di arto basamento che utilizzavano per generarsi ombra in comoda posizione supina, scriveva dei titani: i forzuti individui giganti, buoni e necessariamente generosi per via del loro cuore immenso; scriveva dei nani ingegneri che strabiliati dal miracolo tecnologico della Motovolosibile scattavano tantissime foto al velivolo che avrebbero tentato poi di riprodurre nelle loro bollenti officine site all’interno dell’Etna.
Fu nell’istante in cui Enrica stava annotando la sua importante visita agli Abcasii che un gentile richiamo la costrinse a fare rapida rotta verso il giardino di casa. La tata chiamava per il pranzo, era opportuno assecondarla con un repentino ritorno ed atterraggio. Enrica fu catapultata nella realtà e si presentò di corsa nel salone di casa reggendo in una mano il suo prezioso diario di viaggio, era affamata e felice. La tata le sottolineò che tutta la mattina era rimasta a giocare con il regalo fattole dal papà, le avrebbe concesso il pomeriggio libero solo dopo aver assolto i doveri scolastici.
Mentre Enrica si spazientiva al pensiero di dover fare attendere la sua Motovolosibile e le sue nuove fantastiche mete, dal diario che reggeva cadde una fotografia, la tata la raccolse e con immenso stupore vide ritratta Enrica sulla Motovolosibile non lontana dalle pendici dell’Etna.
L’assurdo era che quel luogo distava centinaia di chilometri dalla loro abitazione…Enrica allo sguardo attonito della tata sorrise e fece spallucce.

Comentarios 5

  • Daniela LR 06/07/2011 10:17

    "...mangiava fumosi spicchi di bianche nuvole, beveva l’acqua argentea in procinto di tuffarsi sul mondo, comprendeva i segreti della rifrazione della luce e con essa costruiva arcobaleni su misura."
    La voglio anch'io questa motovolosibile, oppure chiedo ad Enrica (fantastica modella) di farmi un posticino dietro!!!
    Bravi bravi!!!
  • Santino Mineo 29/06/2011 21:45

    Che racconto meraviglioso o meglio ancora on the road.
  • Alessandro Russo 26/06/2011 23:55

    che coppia ragazzi
  • Donato Palumbo 25/06/2011 9:08

    è divertente questa Motovolosibile, bel racconto Angelo...di propellente ne hai molto!!! :-)

    ...bravi ad entrambi
  • Michi F. 24/06/2011 17:22

    maschiene classe e un modello molto bello
    Caio michael

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