CIABATTE Imagen & Foto | tema del mese - dicembre 07, concorsi Fotos de fotocommunity
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Dalla città del calzolaio, Vigevano, ti giunga il mio saluto gaio, per i bei colori di questo scatto che danno decoro e nobilitade a chi umilmente rende comode le nostre camminate tra le pareti del focolare domestico. Non mi risulta che qualche famoso poeta abbia decantato le virtù della ciabatta. Tempo addietro mi capitò di leggere della scrittrice, credo esordiente, Anna Maria Obadon, queste strofe. "In un angolo buio della/ stanza sonnecchia e sogna/ la vecchia ciabatta./
Ricorda quando pensava/ di essere un'elegante/ scarpa decolté di quelle/ che si indossano la sera/ con calze di seta/ e piedi profumati/ per andare a divertirsi/magari in balera./..." È curioso notare come, almeno dal punto di vista dell'autrice, anche la stessa ciabatta rifiuti il proprio ruolo. Non vuole nemmeno prenderlo in considerazione, lei, la ciabatta, è una raffinata calzatura da sera, nata per fare divertire piedi profumati, ammesso che ne esistano. Il poeta sogna, il fotografo vede e documenta, quando ci riesce, la realtà. Fotografi e poeti, di primo acchito, non vanno a braccetto, forse possono scambiarsi qualche bacetto, di nascosto, s'intende, ma uno guarda al concreto, mentre l'altro cavalca una utopia. Che nel mondo ci voglia il dono rilucente della fantasia, sono il primo a dirlo, però forse oggidì stiamo sognando troppo e a ogni mattino il risveglio è sempre più amaro, la realtà ci prende d'assedio e ci salta in groppa come un gravoso fardello, ogni giorno sempre più pesante, e ogni giorno ti si incurva di più la schiena sotto l'ingiustizia incalzante del mondo. Ma giunge il momento che calziamo la ciabatta. Lo facciamo quando a sera torniamo nell'avita dimora, e smantelliamo l'armatura che con la luce diurna portiamo, con gesti meccanici là sull'appendiabito mettiamo la maglia di ferro, gli schinieri accanto al letto, l'elmetto sul comò, e dismesso lo scudo, ci sentiamo a nudo e allora, solo allora, troviamo l'estremo ultimo nostro conforto nella ciabatta, che non mente, ella è come noi siamo, è ratta a infilarsi lesta, e solo lei ci rimane a farci festa, lieta del ruolo che riveste, nelle serate liete e nelle nottate meste, prima che Morfeo giunga a darci l'agognato oblio, che ci rinnovella la forza di rimetterci, domani, l’ossuta armatura e con essa partire per una nuova massacrante avventura, ahimè, senza la fida cara sottovalutata ciabatta, che tanto ci rassicura.
Geo
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Geo Portaluppi 27/10/2009 21:51
Dalla città del calzolaio, Vigevano, ti giunga il mio saluto gaio, per i bei colori di questo scatto che danno decoro e nobilitade a chi umilmente rende comode le nostre camminate tra le pareti del focolare domestico. Non mi risulta che qualche famoso poeta abbia decantato le virtù della ciabatta. Tempo addietro mi capitò di leggere della scrittrice, credo esordiente, Anna Maria Obadon, queste strofe. "In un angolo buio della/ stanza sonnecchia e sogna/ la vecchia ciabatta./Ricorda quando pensava/ di essere un'elegante/ scarpa decolté di quelle/ che si indossano la sera/ con calze di seta/ e piedi profumati/ per andare a divertirsi/magari in balera./..." È curioso notare come, almeno dal punto di vista dell'autrice, anche la stessa ciabatta rifiuti il proprio ruolo. Non vuole nemmeno prenderlo in considerazione, lei, la ciabatta, è una raffinata calzatura da sera, nata per fare divertire piedi profumati, ammesso che ne esistano. Il poeta sogna, il fotografo vede e documenta, quando ci riesce, la realtà. Fotografi e poeti, di primo acchito, non vanno a braccetto, forse possono scambiarsi qualche bacetto, di nascosto, s'intende, ma uno guarda al concreto, mentre l'altro cavalca una utopia. Che nel mondo ci voglia il dono rilucente della fantasia, sono il primo a dirlo, però forse oggidì stiamo sognando troppo e a ogni mattino il risveglio è sempre più amaro, la realtà ci prende d'assedio e ci salta in groppa come un gravoso fardello, ogni giorno sempre più pesante, e ogni giorno ti si incurva di più la schiena sotto l'ingiustizia incalzante del mondo. Ma giunge il momento che calziamo la ciabatta. Lo facciamo quando a sera torniamo nell'avita dimora, e smantelliamo l'armatura che con la luce diurna portiamo, con gesti meccanici là sull'appendiabito mettiamo la maglia di ferro, gli schinieri accanto al letto, l'elmetto sul comò, e dismesso lo scudo, ci sentiamo a nudo e allora, solo allora, troviamo l'estremo ultimo nostro conforto nella ciabatta, che non mente, ella è come noi siamo, è ratta a infilarsi lesta, e solo lei ci rimane a farci festa, lieta del ruolo che riveste, nelle serate liete e nelle nottate meste, prima che Morfeo giunga a darci l'agognato oblio, che ci rinnovella la forza di rimetterci, domani, l’ossuta armatura e con essa partire per una nuova massacrante avventura, ahimè, senza la fida cara sottovalutata ciabatta, che tanto ci rassicura.
Geo
Christian Bertero 07/06/2009 17:14
hai l'occhio giusto Natascia.Christian
Arturo Cofré 19/08/2008 5:18
Genialannegretfunk 10/08/2008 21:19
schön gesehen !!!Uwe Hennings 01/08/2008 21:08
great!+++++
ciao uwe