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"Far West... all'italiana" di Paolo Zappa

"Far West... all'italiana" di Paolo Zappa

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"Far West... all'italiana" di Paolo Zappa

Paolo Zappa

Comentarios 12

  • paolo pasquino 26/05/2011 13:06

    credo stia nell'assenza la sua vitalità.. il 'soggetto' diventa il punto di fuga che è ben delineato e richiamato sia dalla strada che dagli elementi aerei.. ed il perderli,(i fili non sono visibili nell'intero loro percorso) credo sia una pecca. poi, la postproduzione invasiva allontana l'attenzione dalla sequenza descritta, secondo me, veramente interessante, facendo scendere il discorso sul fatto tecnico, che mai dovrebbe prevalere.
    non sono poi d'accordo (ad eccezione di dichiararlo in aderenza allo scatto), come letto, su cieli posticci o 'dipinti' - sigh -.. (o altro aggiunto o tolto in post..) il cielo, e tutto il resto, quello era, mi auguro, e quello deve restare, sennò si parla d'altro (in estremità, d'inganno), non di fotografia.
  • Carlo Pollaci 25/05/2011 21:32

    Foto indubbiamente significativa, in grado di supportare il messaggio che l'Autore si proponeva e di suscitare l'interesse del fruitore.
    E' evidente anche una buona padronanza della post-produzione.
    Tuttavia la foto non, a mio parere, compiutamente espressa e anzi i margini di miglioramento (proprio per le qualità tecniche che l'Autore ha dimostrato di possedere) sono notevoli:
    - l'inquadratura e il formato "cinemascope", pur trasmettendo la sensazione d'ampiezza del paesaggio, risultano non bene definiti: si potrebbe indifferentemente allargare la scena a destra come a sinistra, mancando qualunque punto d'appoggio per l'occhio;
    - la maschera di contrasto, quando è eccessiva, come in questo caso, è impietosamente denunziata dai "filini" bianchi che contornano le linee nette (in questo caso i pali verticali).
  • Santino Mineo 25/05/2011 21:31

    graziosa.
  • Danilo Bruzzone 25/05/2011 19:49

    Non volendo entrare nella solita valutazione del concetto di bello o di “mi dice o non mi dice”, perché sono certo che su questo punto sia meglio non dare giudizi, è infatti sempre quantomeno dubbio di chi sia la colpa della presunta non comunicativa della foto in oggetto: se di chi ha fatto la foto o di chi la guarda. Diverso è invece il punto di vista tecnico, che può e deve essere indagato e discusso. In questo caso mi pare di notare alcuni problemi che desidero specificare all’autore, nell’intento di capire se posso aiutarlo a raggiungere lo scopo che desiderava cogliere con questa foto. La foto presenta problemi di definizione e questo potrebbe essere dovuto all’uso dell’attrezzatura o alla riduzione in jpeg, mi piacerebbe sapere se questo è voluto o se è frutto di uno dei problemi segnalati. Inoltre rilevo, come anche chi mi ha preceduto, degli artefatti che di solito si originano con un uso troppo spinto di HDR, oppure con maschere di livello poco raffinate (intendo che la selezione è stata fatta in modo poco preciso). Nello specifico qualora si intenda, come pare a me in questo caso, migliorare un cielo un po’ bruciato, sovrapponendo una versione più scura e contrastata, occorre fare molta attenzione a dipingere molto bene i bordi delle parti che non si desidera scurire (pali e fili). In caso contrario, oltre a risaltare il meccanismo usato, si producono bande di luce differente, che sono certamente rappresentative di un difetto. Il soggetto è molto interessante e ben inquadrato, con una maggior precisione di dettaglio e di post, sarebbe certamente degno di nota.
  • Ottoinve 25/05/2011 18:24

    Mi sottraggo ai lunghi commenti semplicemente per dire che l'immagine mi piace senza entrare nel merito del perché e del per come. Mi dispiace solo per gli artefatti sui pali della luce e sull'orizzonte, dovuti quasi certamente all'eccesso di contrasto.
  • Tommaso Vicomandi 25/05/2011 15:49

    quindi alla luce di quanto trascritto da Carlo su Adams....
    proviamo....:
    la misurazione dell' esposizione di questa foto con quale metodo ( matrix, spot ecc...) è stata fatta e dove è stata fatta ? .... proviamo.....

    per quanta riguarda la foto ,ma questo è solo un parere personalisssimissimo, avrei accentuato il possibile incrocio dei cavi elettrici sia sul primo piano, sia su quelli che quelli che si intravedono sullo sfondo; avrei eliminato anche il tombino presente in primo piano (lo so' sono un po fissato!), di nessun interesse o con una clonazione o con un taglio diverso visto che taglio c'è stato....( meglio proprio in fase di ripresa) .
    ... se ho detto le stesse cose di alcuni interventi sopra me ne scuso perchè di solito non li leggo prima.... ho letto quello di Carlo che mi incuriosiva... ora vado a leggere gli altri....
  • Carlo Atzori 25/05/2011 15:01

    Sarebbe interessante discutere sulee foto in Bianco e Nero e su quelle a colori, riporto quì uno studio sulle foto e sul mondo fotografico di uno dei più grandi fotografi siano mai esistiti:
    """
    Ansel Adams
    Inequivocabilmente, lo statunitense Ansel Adams è uno dei più celebri e celebrati fotografi di paesaggio, interpretato secondo inviolabili toni di bianco-bianco, nero-nero e grigio-grigio ben distribuiti sulla stampa finale. La sua personalità fotografica è stata commentata da autorevoli critici, che hanno sprecati termini elogiativi assoluti. In pochi casi, però, l'esercizio estetico di Ansel Adams, sempre sereno e possente, è stato messo in pertinente combinazione con le sue analisi tecniche, che stanno alla base di tutto il suo lavoro.
    Ispiratore e teorico di quello che è universalmente noto come Sistema Zonale, che è una supposizione tecnica finalizzata alla controllata trascrizione in bianconero della realtà, Ansel Adams ha elevato fino a livelli eccelsi l'estetica del bianconero fotografico. Erroneamente, qualcuno confonde l'esposizione zonale con la massima estensione della scala dei grigi sulla stampa fotografica bianconero (oppure sulla sua riproduzione in arti grafiche).Invece, come lo stesso Ansel Adams ha precisato: "E' importante rendersi conto che tanto la fotografia espressiva (detta anche creativa) quanto quella di documentazione non sono in rapporto diretto con quello che noi chiamiamo realtà. Noi, senza percepire determinati valori del soggetto cerchiammo di duplicarlo sulla stampa. Se lo desideriamo, possiamo simulare l'apparenza in termini di valori di densità riflessa, oppure possiamo restituirlo ricorrendo ad altri valori, basati sull'impatto emotivo". A seguire, Ansel Adams precisa come i connotati stessi della fotografia rappresentino comunque una interpretazione della realtà, ovvero come la fotografia per se stessa rappresenti qualcosa di autonomo e proprio, dovendo necessariamente raffigurare qualcosa (d'altro?) che comunque sia si è presentato davanti all'obiettivo. Testuale: "Molti ritengono che le mie immagini rientrino nella categoria delle "foto realistiche", mentre di fatto quanto offrono di reale risiede solo nella precisione dell'immagine ottica; i loro valori sono invece decisamente "distaccati dalla realtà". L'osservatore può accettarlo come realistico in quanto l'effetto visivo può essere plausibile, ma se fosse possibile metterli direttamente a confronto con i soggetti reali le differenze risulterebbero sorprendenti".
    Più e meglio di altri autori, Ansel Adams ha avuto il merito di comprendere come e per quanto l'esercizio della fotografia dipenda dai propri connotati tecnici fondamentali. A questo proposito, vorremmo osservare come la sintesi tra tecnica e creatività sia di fatto uno degli elementi portanti di tutta l'opera fotografica di Ansel Adams. Alla base di tutto c'è la consapevolezza che l'azione combinata dell'obiettivo e della pellicola debba necessariamente simulare al possibile la reazione occhio-cervello. Come già abbiamo accennato, quello fotografico è un esercizio di rappresentazione, pur dovendo per propria natura raffigurare concretamente qualcosa.
    Le teorie di Ansel Adams sul Sistema Zonale, che è appunto l'insieme delle nozioni utili al più adeguato e consapevole esercizio della fotografia bianconero, sono riunite nella serie di tre titoli tecnici pubblicati in Italia dall'editore Zanichelli di Bologna, che ha curato anche la traduzione della sua Autobiografia. Didascalicamente Il negativo, La stampa e La fotocamera sono rispettivamente ciò che i rispettivi titoli dichiarano: lucide e dettagliate analisi sulle componenti principali della ripresa fotografica. Dopo aver rilevato l'importanza della previsualizzazione del soggetto, cioè del processo della propria identificazione e cosciente definizione secondo criteri e princìpi individuali, Ansel Adams puntualizza come sia assolutamente fondamentale il processo di sviluppo delle pellicole. Nei fatti, Ansel Adams definisce la gamma delle tecniche applicate fra le quali deve essere individuata la più adatta a interpretare l'immagine come si è impressa nella mente del fotografo, prima e meglio di come è stata effettivamente esposta la pellicola. Semplifichiamo nei limiti del possibile: il processo di sviluppo delle pellicole si basa sul tempo e sulle reazioni chimiche. A grandi linee la componente tempo incide sulle aree alte dell'immagine, cioè su quelle più luminose, rendendo così controllabile il contrasto definitivo del negativo bianconero, sia locale sia totale. La chimica dello sviluppo influisce invece sul contrasto e sulla definizione. Il Sistema Zonale, così come l'ha codificato Ansel Adams, suddivide i grigi potenziali della fotografia bianconero in dieci scalini, ognuno separato da uno stop esatto dai confinanti in salita e discesa (un valore di diaframma, oppure un tempo di otturazione più breve o più lungo). La definizione secondo la numerazione in cifre romane va da I a IX, oltre il quale il decimo valore della Zona X corrisponde al supporto della carta sensibile inintaccata dall'esposizione sotto l'ingranditore; all'opposto, il nero assoluto è collocato su una ipotetica Zona 0. Fissato in Zona V il grigio medio con riflettenza al 18 per cento, le cifre più basse individuano i toni più scuri dell'immagine e le cifre più alte quelli più chiari.
    Scartando a lato i termini della asettica massima estensione dei grigi, sempre che questo non corrisponda alle intenzioni del fotografo, Ansel Adams codifica il proprio Sistema Zonale come la capacità di orientare l'informazione implicita nella fotografia bianconero secondo particolari emozioni personali e individuali. E' assolutamente importante saper stampare all'ingranditore, altrimenti le nuanches impressionate sul negativo si perdono in una stampa approssimativa. Ed è anche necessario capire l'intermediazione degli strumenti tecnici di supporto. L'esposimetro spot, per esempio, non è una bacchetta magica che offre soluzioni pronte all'uso. Molto più semplicemente è uno strumento che legge la luce in modo selettivo (con misurazione a un grado), e che va diretto, guidato e interpretato con intelligenza e capacità. Diciamo che si tratta di un metro a segmenti da falegname, dispiegato è proprio lungo un metro (oppure due), e se non lo si posiziona a dovere non si può conoscere la misura di una parete, di un pavimento, di una porta o di ciò che si desidera quantificare.
    Quando commenta ai processi di trattamento della pellicola, Ansel Adams si riferisce spesso a sviluppi forzati per l'estensione o la contrazione dei toni. Sia l'estensione, sia la contrazione, nel senso di riduzione, sono elementi importanti della visualizzazione, perché permettono di controllare tutti i valori del soggetto, modificando la scala dei valori di densità del negativo riguardo all'esposizione originale della pellicola. Le rispettive sigle N+ e N-, teorizzate e codificate proprio da Ansel Adams, indicano un procedimento di sviluppo rispettivamente esteso e contratto rispetto ai propri tempi standard. Il trattamento N+1 sposta in avanti i toni alti, per esempio il valore della Zona VI va in VII, e N-1 li abbassa di un stesso stop. Anche qui, nessuna formula magica risolutrice (nella vita, si deve sudare tutto): con i processi manipolati, si deve tenere conto di come i diversi tempi di sviluppo agiscono sulla curva carattereistica della pellicola, perché non è solo un problema di gradini sulla scala zonale.
    Nato a San Francisco nel 1902, Ansel Adams è venuto a mancare alla fine dell'aprile 1984, a ottantadue anni. Il suo costante impegno fotografico a diretto contatto con la grande natura della west coast americana gli è valso, a due anni dalla scomparsa, un significativo riconoscimento pubblico. L'American Board of Geographic Names ha dedicato a Ansel Adams una delle più alte vette della Yosemite National Park, la riserva naturale all'interno della quale lo stesso fotografo svolse una gran parte del proprio lavoro. Quindi, la geografia statunitense comprende ora anche l'Ansel Adams Mount, testimonianza del grande impegno paesaggistico dalla sua fotografia. Una volta Ansel Adams affermò che "…una grande fotografia è la piena espressione di ciò che l'autore sente del soggetto che sta fotografando nel senso più profondo; per questo è la vera espressione di ciò che lo stesso (fotografo) sente sulla vita nella propria complessità".
    A voi la disussione, cari amici fotografi.
  • laura fogazza 25/05/2011 14:06

    ...certo analizzare un'immagine dicendo "mi piace/non mi piace"...è senza dubbio riduttivo...anche se si spiega il motivo della propria "sympathéia"...
    ...più giusto sarebbe piuttosto chiedersi se l'immagine è del tutto (o in parte) originale...e nel caso contrario analizzare in che modo (e perché) affronta un tema a volte classico, altre volte banale, ecc.ecc. e qual è il suo personale apporto al tema in questione...

    ...tutto ciò ovviamente sia dal punto di vista della inquadratura, composizione e punto di ripresa...sia da quello più in generale delle tecniche utilizzate in fase di scatto e/o di post...

    ...lascio ad altri tale interessantissimo compito....

    per quanto mi riguarda qest'immagine mi comunica ben poco....soprattutto a causa di un bn che trovo eccessivamente contrastato e non di mio gusto...
    il soggetto con questo tipo di post....mi ispira solo disagio visivo.....con un bn più pastoso o realmente polveroso o con un'atmosfera maggiormente misteriosa o sognante o evanescente...probabilmente il mio giudizio sarebbe stato diverso....
    ...ma come dicevo prima...ecco che ritorniamo al semplice ed ovvio....mi piace...non mi piace...

    laura

    p.s.:....il titolo...sembrerebbe alludere all'immaginario cinematografico piuttosto che ad un riferimento reale agli immensi paesaggi americani (peraltro bellissimi)....mi domando la scelta del bn e non del colore...è dovuta a questa allusione?

    (...i miei ricordi "americani", invece, così come le foto da me scattate in quei luoghi mitici sono "ossessionati/e" dal colore....)
  • Antonio Persano - EFIAPb 25/05/2011 10:09

    A mio avviso e' tecnicamente molto ben realizzata, con una composizione efficace ed una gestione della profondita' di campo riuscita. Enfatizzati dettagli e contrasti, credo coerentemente col genere.Un ottimo scenario, davvero... cui pero' sembra mancare proprio il "punctum" cui accenna Seby.Quel dettaglio che la riempirebbe di un significato, come merita. A questo punto, pero'... c'era da scegliere : ritrarre cosi' com'era,tentando di trasmettere quel che l'autore certamente provava...
    ...oppure mettersi alla ricerca di qualsivoglia relitto e sistemarlo dove faceva piu' effetto ? Io avrei scelto la seconda (nonostante la mia pigrizia). Sbagliando, forse, perche' avrei "creato" quel che non c'era.
    Sono in sintonia con Seby... ma so, in fondo, di sbagliare.
    Incongruenze "elettive" . ;-)))
    Un saluto.
  • Seby Privitera 24/05/2011 22:55

    adoro Ciccio Torrisi......
    la fotografia e' anche bella x questo.....
    due commenti,
    due letture completamente diverse,,,
    in fondo ha ragione....
    Pero' x me la fotografia e' anche ricerca,
    ricerca continua ,
    se bastasse solo una strada,
    con un'inquadratura bassa x stravolgermi........
    un grandangolo,
    pali e un'elaborazione.....
    no, amico mio, x me non basta,,,,
    la foto e' gradevole, ben eseguita,
    ma ripeto.....
    il punto di forza e' basilare,
    io devo pensare,
    mi deve dare una chiave di lettura,
    devo immergermi...
    ma non solo perche' e' una strada che mi possa in qualche modo ricordarmi un viaggio....
    non mi basta,
    non mi basta un titolo x sognare,
    vorrei di piu'.
    e se comincio ad assecondare vuol dire che non riesco piu' ad immaginare.....
    perdonatemi.....
    giuro che non voglio in alcun modo degradare
    o offendere un lavoro altrui...
    ma cavolo,, diamoci da fare...
    un po' di fantasia,, che ce vo'?

  • Francesco Torrisi 24/05/2011 22:29

    A me piace giusto per le sue assenze (mi perdoni l'amico Seby)
    Mi piace il filare dei pali, storti e vecchi, perdersi all'orizzonte. (peccato per quel paio moderni che si intravvedono a destra)
    Mi piace la ripresa radente al suolo.
    Mi piace il cielo.
    Mi piacciono le montagne in lontananze...anche se non sono quelle "rocciose" ...
    Qualunque altra cosa sarebbe stata difficile da collocare e forse sarebbe stata un "disturbo" ed anche una "menzogna".
    Ma questa era la scena e questa è stata ripresa. Non so se l'aggiungere artatamente un oggetto sarebbe servito a qualcosa....

    Ho avuto la fortuna di percorrere alcune strade molto simili a questa nel deserto del Nevada...ho avuto un tuffo al cuore e un turbinio di ricordi.

    Forse il mio commento non vale....Forse è un commento di parte....

    Bravo Autore !
  • Seby Privitera 24/05/2011 22:08

    manca il punto di forza....
    manca il particolare che la renda unica...
    qualsiasi cosa.......
    non so' un copertone sul ciglio.
    una carogna di animale,,,
    un pupazzo rotto ,
    un uccello sui bordi,
    un serpente che attraversa,
    la figura di un uomo che si allontana all'orizzonte,
    un cane...
    un caneeeeeeeeeee.......
    non c'e nulla..
    almeno un cespuglio che attraversaaaaa...
    nulla............
    tuttavia, tecnicamente mi piace...
    ma non mi basta.....

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