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Lillo Minniti


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Mantegna

prospettive digitalmente esatte si contrappongono alla sublime prospettiva errata del Mantegna

Comentarios 4

  • Lillo Minniti 24/07/2008 8:49

    grazie per la citazione, Chiara! La "disinvoltura prospettica" di questo straordinario dipinto lo rende, a mio modesto avviso, di sconcertante modernità, paragonabile alla lezione cubista.
  • Chiara Zavolta 23/07/2008 22:40

    Cito testualmente:

    Non si sa nulla della sua committenza ed è ancora dibattuta la cronologia dell'opera che per per motivi stilistici viene collocata a cavallo tra gli anni 70 e 80 del '400, perchè ha in comune la fisionomia del viso,e la severa gamma cromatica con il "San Sebastiano" del Louvre (1481), nonché una certa freddezza statuaria della figura tipica delle opere della maturità del Mantegna. La tela rappresenta il corpo del Cristo morto, trafitto dai chiodi, parzialmente coperto dal sudario e disteso sopra una lastra marmorea identificabile con l'allora venerata, e oggi perduta, reliquia della pietra dell'unzione conservata a Costantinopoli (vi è anche il vaso degli unguenti a lato del cuscino) L' iconografia tipica del compianto su Cristo morto è in questo caso assolutamente anti canonica. Attenzione è puntata sui segni e sui simboli della passione di Gesù (ferite, pietra dell'unzione) forse anche per questo il Mantegna ha utilizzato questo forte effetto scorciato. Per questo scorcio non utilizza la prospettiva razionale albertiana(il corpo sarebbe venuto troppo deformato) ma usa il metodo delle proiezioni parallele (una figura di profilo può essere tradotta in scorcio frontale trasferendo i punti salienti delle singole parti del corpo lungo linee parallele, mantenendo quindi invariate profondità e larghezza che non subiscono così diminuzione prospettica). Da abile illusionista, quindi, Mantegna raggiunge un perfetto equilibrio fra le esigenze della prospettiva e dell'imitazione naturalistica e le ragioni dell'armonia della visione. In questo senso va interpretato anche l'utilizzo di un secondo punto di fuga (allineato all'altezza degli occhi dello spettatore) per le figure dei dolenti che non risultano affatto scorciate ma pensate per una visione più semplice e diretta. Andrea esalta gli aspetti drammatici, i particolari di crudo realismo con un accanimento che finisce per raggelare, per colpire senza commuovere.
  • adriana lissandrini 23/07/2008 21:43

    Ottimo lavoro.
    Adriana
  • Lionella la Greca 23/07/2008 20:47

    L'irreprensibile'' Andrea Mantegna. Uno studio prospettico ''illusionistico''.
    Il Cristo morto di Brera.
    Bravisimo,Lillo.
    Ciao, giulia