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Incredibie, bellissima e in completa comunione con il primo capitolo di questo mio libro dedicato alla visione del Covid... con gli occhi di un fotografo...
CON LE ALI DI UNA TORTORA
LA TEMPESTA
Il sole scendeva lento all’orizzonte, il cuore assorbiva i fremiti e le emozioni del fotografo intento a catturare la luce e i colori di quell’attimo magico. L’artista estasiato dai rosa, dai rossi e dagli arancioni, ogni volta rinnovava in una immagine le riflessioni più intime di un sogno. Pervaso da una profonda malinconia per l’oggi che lo lasciava, già era proiettato anima e corpo verso le speranze, i propositi e i desideri del domani.
Nel crepuscolo lo sciabordio dell’acqua del mare che s’infrangeva sugli scogli era ancora dolce, delicato e leggero, nulla faceva presagire che quel profondo senso di pace sarebbe svanito da lì a poche ore.
Quell’uomo signore della luce e della poesia fece appena in tempo a raggiungere il piccolo albergo posizionato su un ampio sperone roccioso proprio in riva all’oceano. Salì velocemente nella piccola graziosa stanza che aveva prenotato, era eccitato ed ansioso di rivedere e selezionare gli affascinanti scatti realizzati a quella natura generosa che si era spogliata per lui come una provocante e maliziosa modella.
All’improvviso un’imposta che sbatteva lo fece trasalire, corse alla finestra, il cielo ormai buio e cupo fu squarciato da un bagliore accecante. Guardò il faro posto sulla granitica penisola che delimitava la baia, vide che spariva e riappariva tremante fra nuvole grigie e trasparenti. Pensò di prendere il cavalletto, accessorio ideale per posizionare la fotocamera rivolta verso i lampi che apparivano in tutta la loro essenza. Udì tuoni assordanti, che erano anch’essi testimoni della potente voce di un misterioso Creato desideroso di imporre la sua forza e lanciare un segnale all’uomo che lo stava distruggendo. Dimenticò immediatamente il suo compito di riproduttore della bellezza, abbandonò tutti i suoi strumenti dell’arte, qualcosa di irreale e di sconosciuto, inquietante e potente si stava evidenziando. Avrebbe voluto fuggire ma era impietrito dalla paura. Ebbe la certezza di qualcosa di Divino dalla quale non si può scappare.
Le acque del mare si scontravano con un rumore forte e acuto. La stanza vibrava sotto spaventosi tonfi, boati e rimbombi. La terra tremava, la vita era in pericolo. Quegli anni dedicati a icone di luce, di amore, di poesia, di arte, di passione, perle messaggere di un sentimento solo suo, piccolo e umano, non bastarono a cancellare gli errori, gli orrori di una umanità che aveva dimenticato di far parte di un pianeta unico e meraviglioso. La specie umana, ottusa nel suo egoismo, tutto aveva distrutto, umiliato i suoi valori, perseguitato i suoi simili, ucciso le altre creature animali.
Da quella tempesta orribile e spaventosa stava nascendo un nuovo essere vivente, piccolo, brutto e sgraziato con tante spine e piccoli artigli oppositori della bellezza di una rosa. Embrione di vendetta, di morte, di paura, era pronto a riprodursi in miliardi di suoi simili, intelligenti, pronti a mutare, disposti a sfidare l’uomo e ogni suo attributo. Una intelligenza malvagia o un attestato di forza divina da riconoscere quale strumento di salvezza?
Di colpo si fece silenzio, tutto taceva in un’atmosfera disperata foriera di morte e dolore. La tempesta era stata risucchiata dall’oscurità. L’artista aveva perso la sensazione del tempo, non capiva se erano passati minuti, ore, giorni, anni: era come se nulla avesse più senso. Non sapeva più se fosse vivo o se fosse entrato in un’altra dimensione, non umana, dove le sue gioie, le sue passioni, le sue certezze erano svanite. Guardò verso il cielo senza stelle, senza nuvole, senza realtà. Dal paese vicino giungeva un lugubre suono di campane a morto. Il silenzio era rotto da strazianti urli di sirene, da lamenti e da grida. Dalle case senza più luce uscivano filamenti bianchi gelatinosi che si spargevano nel cielo, ne contò migliaia, centinaia di migliaia, non pensò alla sua macchina fotografica per cercare di fissare ciò che non esisteva, capì che l’esistenza era cambiata, il suo essere vivo era diverso, nulla era come prima, nulla sarebbe stato mai più come prima quando il suo sogno di luce era negli occhi di una giovane donna.
Queste tue elaborazioni " graffiate", contrastate e un pizzico posterizzate sono molto belle.
Merita un adeguato sottofondo musicale. Mi affido alla tua esperienza.
Ciao
Un faro, onde che si frangono, un' auto d' antan , un uomo solitario in nero e un velo di blu a tratti attraversato dalla luce. Un incipit visivo che mi piace molto.
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Enzo Leprai 23/10/2024 0:13
Io ammiro ogni tua creazione...hai quel tocco in piu che ti rende inconfondibile...grazie.corsi denis 21/10/2024 22:48
Mi piace molto, complMauro Stradotto 04/09/2024 9:42
Incredibie, bellissima e in completa comunione con il primo capitolo di questo mio libro dedicato alla visione del Covid... con gli occhi di un fotografo...CON LE ALI DI UNA TORTORA
LA TEMPESTA
Il sole scendeva lento all’orizzonte, il cuore assorbiva i fremiti e le emozioni del fotografo intento a catturare la luce e i colori di quell’attimo magico. L’artista estasiato dai rosa, dai rossi e dagli arancioni, ogni volta rinnovava in una immagine le riflessioni più intime di un sogno. Pervaso da una profonda malinconia per l’oggi che lo lasciava, già era proiettato anima e corpo verso le speranze, i propositi e i desideri del domani.
Nel crepuscolo lo sciabordio dell’acqua del mare che s’infrangeva sugli scogli era ancora dolce, delicato e leggero, nulla faceva presagire che quel profondo senso di pace sarebbe svanito da lì a poche ore.
Quell’uomo signore della luce e della poesia fece appena in tempo a raggiungere il piccolo albergo posizionato su un ampio sperone roccioso proprio in riva all’oceano. Salì velocemente nella piccola graziosa stanza che aveva prenotato, era eccitato ed ansioso di rivedere e selezionare gli affascinanti scatti realizzati a quella natura generosa che si era spogliata per lui come una provocante e maliziosa modella.
All’improvviso un’imposta che sbatteva lo fece trasalire, corse alla finestra, il cielo ormai buio e cupo fu squarciato da un bagliore accecante. Guardò il faro posto sulla granitica penisola che delimitava la baia, vide che spariva e riappariva tremante fra nuvole grigie e trasparenti. Pensò di prendere il cavalletto, accessorio ideale per posizionare la fotocamera rivolta verso i lampi che apparivano in tutta la loro essenza. Udì tuoni assordanti, che erano anch’essi testimoni della potente voce di un misterioso Creato desideroso di imporre la sua forza e lanciare un segnale all’uomo che lo stava distruggendo. Dimenticò immediatamente il suo compito di riproduttore della bellezza, abbandonò tutti i suoi strumenti dell’arte, qualcosa di irreale e di sconosciuto, inquietante e potente si stava evidenziando. Avrebbe voluto fuggire ma era impietrito dalla paura. Ebbe la certezza di qualcosa di Divino dalla quale non si può scappare.
Le acque del mare si scontravano con un rumore forte e acuto. La stanza vibrava sotto spaventosi tonfi, boati e rimbombi. La terra tremava, la vita era in pericolo. Quegli anni dedicati a icone di luce, di amore, di poesia, di arte, di passione, perle messaggere di un sentimento solo suo, piccolo e umano, non bastarono a cancellare gli errori, gli orrori di una umanità che aveva dimenticato di far parte di un pianeta unico e meraviglioso. La specie umana, ottusa nel suo egoismo, tutto aveva distrutto, umiliato i suoi valori, perseguitato i suoi simili, ucciso le altre creature animali.
Da quella tempesta orribile e spaventosa stava nascendo un nuovo essere vivente, piccolo, brutto e sgraziato con tante spine e piccoli artigli oppositori della bellezza di una rosa. Embrione di vendetta, di morte, di paura, era pronto a riprodursi in miliardi di suoi simili, intelligenti, pronti a mutare, disposti a sfidare l’uomo e ogni suo attributo. Una intelligenza malvagia o un attestato di forza divina da riconoscere quale strumento di salvezza?
Di colpo si fece silenzio, tutto taceva in un’atmosfera disperata foriera di morte e dolore. La tempesta era stata risucchiata dall’oscurità. L’artista aveva perso la sensazione del tempo, non capiva se erano passati minuti, ore, giorni, anni: era come se nulla avesse più senso. Non sapeva più se fosse vivo o se fosse entrato in un’altra dimensione, non umana, dove le sue gioie, le sue passioni, le sue certezze erano svanite. Guardò verso il cielo senza stelle, senza nuvole, senza realtà. Dal paese vicino giungeva un lugubre suono di campane a morto. Il silenzio era rotto da strazianti urli di sirene, da lamenti e da grida. Dalle case senza più luce uscivano filamenti bianchi gelatinosi che si spargevano nel cielo, ne contò migliaia, centinaia di migliaia, non pensò alla sua macchina fotografica per cercare di fissare ciò che non esisteva, capì che l’esistenza era cambiata, il suo essere vivo era diverso, nulla era come prima, nulla sarebbe stato mai più come prima quando il suo sogno di luce era negli occhi di una giovane donna.
Francesco Fusco 04/09/2024 8:04
Bellissima Copertina!ann mari cris aschieri 03/09/2024 23:14
RINGRAZIO TUTTI PER I COMMENTI E I LIKEMANY THANKS TO ALL OF YOU
CIAo!
Tonino Di Marzio 27/08/2024 20:32
Una bella elaborazione.Gianpaolo Rossi 27/08/2024 12:37
Brava Cris pezzo meraviglioso e molto adatto.Prendiamoci cinque minuti e un bel respiro
per assaporarlo insieme alla foto.
Ciao
Francesco Fusco 27/08/2024 10:38
E' una scena che mi affascina!Ciao Marì.
Gianpaolo Rossi 27/08/2024 0:21
Queste tue elaborazioni " graffiate", contrastate e un pizzico posterizzate sono molto belle.Merita un adeguato sottofondo musicale. Mi affido alla tua esperienza.
Ciao
lucy franco 26/08/2024 20:32
Un faro, onde che si frangono, un' auto d' antan , un uomo solitario in nero e un velo di blu a tratti attraversato dalla luce. Un incipit visivo che mi piace molto.