Luca Mosconi

A 18 anni (si, molto meglio così che dire "25 anni fa"), quando già da un paio d'anni la macchina fotografica era diventato un naturale prolungamento del mio apparato visivo, quei pochi ai quali facevo vedere le mie foto, pur non capendo da che parte si guardassero mi dicevano che erano belle, che avrei dovuto fare qualcosa per farle vedere in giro.
Ma, geloso (ed insicuro) come ero (e come sono) del mio lavoro ho fatto l'unica cosa logica a mio parere. Farle vedere ad una sola persona, ma mica uno qualsiasi: Franco Fontana.
Chi sa di fotografia sa di chi parlo..il mio mito!!!
Trovo il coraggio, faccio un pacchettino e gli spedisco una quarantina di diapositive.
Dopo qualche tempo ritornano insieme ad una busta con tanto di logo del Maestro (che conservo ancora gelosamente, insieme alle ricevute di ritorno con la Sua firma) che contiene l'atteso responso e giudizio "onesto e sincero senza timore di deludermi" come Gli avevo richiesto.
Invece purtroppo fui deluso; non perchè non gli fossero piaciute le foto, anzi...
Ma perchè mi disse che il lavoro era troppo frammentato ed avrei dovuto scegliere un tema, seguirlo ed ampliarlo per crearmi uno stile.
Nutro ancora la più profonda ammirazione, rispetto e deferenza verso coLui che mi ha avvicinato alla fotografia, che mi ha fatto affascinare dal colore, che ho "citato" più volte nelle inquadrature e nella ricerca dei dettagli, ma...solo oggi, 15/01/2007 alle ore 20,47 ho capito cosa mi aveva deluso del suo giudizio.
In effetti ci ho messo un po', ma nel frattempo non mi sono girato i pollici, anzi...ho iniziato a vivere di fotografia (di arredamento e industriale) nell'88, ho guidato uno studio con 6 dipendenti per diversi anni e ho scelto la strada in proprio da ormai 7 anni.
E in tutto questo c'è sempre stata una caratteristica comune: IL LAVORO FRAMMENTATO!!!
Come poteva non esserlo, avendo a che fare tutti i giorni con cucine, sedie e letti prima, bottoni e gioielli dopo, passando per crocchette di pollo, vini, gelati e panini, per non dimenticare bottoni, biciclette e...ebbene si...bare (si, proprio quelle)
E anche quando lasciavo il banco ottico, gli spots e i banks dello studio e giravo con la mia reflex, proseguivo il mio lavoro frammentato ma in maniera molto più consapevole con l'esperienza che acquisivo in studio sulla luce e l'inquadratura. Di certo scattavo molto meno, in maniera più mirata e cosciente, ma di Stile non potevamo certo parlare.
E oggi, dopo che da tempo ormai mi dedico anche alla fotografia di ritratto e glamour (e vai, aumentiamo la base imponibile, di tipi di lavoro, non di reddito), ho capito perchè il mio stile non l'ho neanche mai cercato.
Non si può pretendere da un cuoco che cucini sempre lo stesso piatto, non puoi chiedere ad un esploratore di tornare sempre nello stesso luogo, né ad un sarto di cucire sempre lo stesso vestito.
Il cuoco cucina i diversi piatti con gli ingredienti da lui scelti (magari mette in tutti il prezzemolo), l'esploratore va in ogni parte del mondo portandosi dovunque i suoi fidati strumenti e le conoscenze dei posti già esplorati, il sarto cuce il suo vestito addosso a persone diverse, ad ognuna rispettando le sue caratteristiche.
Ognuno rende il suo lavoro riconoscibile non per lo stile, ma per un'impronta.
E io credo, oggi, che nei miei lavori l'impronta sia riconoscibile; che sia una cucina, che sia un panino, che sia una modella, senza che il panino somigli alla cucina né la modella (buon per lei) al panino

10/10/08
Ci ho provato...volevo dare dignità al mio lavoro e...ho fatto un libro! ;-)
Per ora è solo virtuale ma...prima o poi io una copia la compro ;-)
Se volete una preview...
http://www.blurb.com/bookstore/invited/267418/73b75995794aef261a7d4f559b32e5ab

E' online una mia "intervista"...non dico niente di nuovo, non svelo segreti, non suggerisco la soluzione per la crisi finanziaria, ma...se volete leggere e guardare...
http://www.conlafotografia.com/intervista/luca-mosconi-fotografo-e-foto/