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Buono come il pane (ma da prendere con le "pinze")

Buono come il pane (ma da prendere con le "pinze")

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Buono come il pane (ma da prendere con le "pinze")

Paolo - intento qui a sistemare delle "pinze" (un tipico dolce triestino) - è un amico, fornaio per lavoro e passione, fotografo per pura passione.
Quando ha saputo che in Germania c'è qualcuno che condivide le sue stesse passioni,
mi ha fatto passare dietro al banco della panetteria, presentandomi il suo regno..
Dedico questa foto a un altro amico: Alessandro Russo
Con una ricetta da pasticcere-fotografo (d'obbligo, in questo caso..)


ROSE DEL DESERTO

C’è qualcosa di visivo, nell’amore che tu hai per la cucina: i colori, gli abbinamenti, le proporzioni, la disposizione sul piatto di portata. Non è certo un caso, se i libri di ricette sono così ricchi di belle immagini. E lo scopo del fotografo, la sfida ch’egli raccoglie, in generale, non sono forse la restituzione – attraverso l’immagine fissa e silente - dello scorrere del tempo, di emozioni, suoni, odori, sapori tanto più pregnanti in quanto esclusi a priori dal mezzo di riproduzione?

Hai sempre amato porre in cortocircuito tutte le tue passioni, i tuoi saper fare, le tue diverse esperienze: emigrare continuamente da una provincia all’altra del tuo essere inquieto, curioso, insoddisfatto. Tipografo e scrittore, è stato facile. Fotografo e antropologo, andava da sé. Educatore e grafico, perché no? Un fotoromanzo di educazione sanitaria, a conclusione di una ricerca antropologica sul comportamento sessuale dei giovani in Africa, con foto e testi tuoi, composto e da te stampato, ti sembrava il massimo del divertimento, e la sconfitta pragmatica della schizofrenia.

Il “meticciaggio” arricchisce, anche se a volte il confronto fa male. Si ha sempre paura di perdersi, vicino alle frontiere. E tu vorresti prendere per mano il tuo amore, e camminare con lei lungo le frontiere di territori che conosci, quando lei ti dice che a volte ha paura dell’Altro. Ha paura anche delle foto, quantunque le piacciano.

Hai voglia di viaggiare con lei fra cibo e immagini. Vorresti fotografare delle fragole rosse (non ciliege, troppo asciutte) fra i suoi capelli, un dattero - di quelli con mascarpone, noci e cacao - posto sul suo ombelico, i suoi seni coperti di fette di ananas e mirtilli, gli ingredienti di una ricetta disposti sulla sua pelle, il suo piede in un vassoio colmo d’uva, dei ciuffi di erbe fini sul suo monte di venere. E poi dei porri, erba cipollina, fette d'arancia e spicchi di limone, fichi d'India e fichi nostrani, e ogni altra cosa buona, usando del suo corpo come piatto, coppa, tavola, tovaglia. E poi assaggiarla.
Le “rose del deserto”, quei biscotti deliziosi che oggi vuoi prepararle, sono anche belli da vedere.
Per farli, ci vogliono:

200 gr di farina
150 gr di zucchero
50 gr di fecola di patate
200 gr di burro
150 gr di uva passa
2 uova
1 bustina di vanillina (o un cucchiaio di vaniglia)
1 cucchiaino abbondante di lievito per dolci
1/2 scatola di fiocchi di mais (Corn Flakes, eventualmente al cioccolato)

Accendi il forno a 200 gradi e fai ammorbidire nel frattempo l'uvetta in un bicchiere con acqua calda. Sciogli il burro e lo mescoli allo zucchero fino ad ottenere una crema morbida. Aggiungi poi tutti gli altri ingredienti, lasciando per ultimi il lievito e l'uvetta. Con il cucchiaio fai quindi delle piccole palline da rotolare nei fiocchi di mais. Disponi le palline sul piano di cottura, appoggiandole sopra a della carta da forno. Ci vogliono circa 25 minuti di cottura, perché i biscotti siano pronti. Quando sono freddi, li cospargi infine di zucchero velo.

Sono venuti bellissimi, pensi tu, che fino a pochi minuti prima eri preoccupato del risultato. Sono davvero da fotografare. Lei ne assaggia uno, subito.
“Sono buonissimi!” esclama con gli occhi che le brillano.
“Lo so”, rispondi tu, con falsa immodestia, ma ti fa piacere da morire, che lei li trovi buoni. Ti osserva incuriosita, mentre tu sistemi in cucina un faro da 800 watt, un diffusore di luce argenteo, un treppiedi, un faretto più piccolo, laterale, da 300 watt. Il faro, su cui hai montato un filtro convertitore, inonda di azzurro la cucina. Le luci ed il forno socchiuso surriscaldano l’ambiente. Lei toglie la giacca verde scuro, e la trasparenza del suo body nero ti distrae. Scatti alcune foto dei biscotti disposti ad arte sul tavolo. Sono venuti bene. Verranno bene anche le foto.

I suoi seni, come bambini nascosti dietro le tende della sala da pranzo, ti sorridono, fingendo di non essere visti. “Mi hai parlato un giorno di alcune foto che ti piacerebbe farmi… Mmmh, è delizioso, davvero… ”, dice lei, raccogliendo in una mano le briciole del biscotto croccante, per evitare che cadano a terra. “… Lo sai, non sono certa di averne il coraggio, ma mi piacerebbe stasera provare a fare qualcuna di quelle foto”.

I suoi seni ora ridono. E voi, come due bambini eccitati da un nuovo gioco, dimenticate i biscotti sul tavolo.
Tornerete a cercarli dopo. Con un po’ di vino bianco: quell’ottimo Verduzzo che hai messo in frigo, per esempio.

(da: "Roberto Lionetti, "Cotto a puntino", Mantova 2000)

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