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il martino sott'acqua

il martino sott'acqua

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il martino sott'acqua

L'esotica bellezza e la confidenza con l'uomo, fanno del martin pescatore
uno dei soggetti più ambiti dai fotografi naturalisti.Il magnifico coraciforme è il nostro cavallo di battaglia, e in vent'anni ci ha riempito il cuore di impareggiabili gratificazioni, sia sul campo di ripresa che nel mostrarlo, ovunque e a chiunque, specialmente nelle scuole all'innocente entusiasmo dei bambini. Per questo motivo abbiamo deciso di
dedicargli questa galleria, affinchè i fotografi più curiosi ed appassionati
possano avere risposta agli interrogativi che più frequentemente ci vengono rivolti.
Le foto sono realizzate con un'attrezzatura che oggi, forse, farebbe sorridere qualcuno: una vecchia Hasselblad EL medio formato(acquistata usata vent'anni fa quando già ne aveva sedici) rigorosamente manuale e senza esposimetro; un paio di obiettivi Zeiss e una manciata di lampeggiatori; 5-6 secondo necessità, che "volavano" a 1/20.000 di secondo per bloccare un movimento tra i più veloci del mondo animale.
E poi tanta dedizione, tanto freddo e tanta umidità che si risveglia solo
oggi, nelle ossa dei cinquantenni. Quattro, forse cinque anni e più per
cercare di dare la massima documentazione della vita del martino, senza
trascurare i veri significati della fotografia, la luce, l'ambientazione, l'
inquadratura, il fuoco perfetto. Con pellicola da 50, massimo 64.
In questo siamo sempre stati un po' maniaci, abbiamo impiegato ore, a volte giornate a creare il set fotografico che fosse idoneo alla situazione
fotografica ed in perfetta armonia con l'ambiente naturale.
Oggi pochi sarebbero disposti a tanto, e i più preferiscono dedicarsi a
viaggi spot, a uscite veloci, pulite, con le moderne, preziose
attrezzature.
Obiettivi autofocus, stabilizzati, corpi con supersensori da valanghe di
pixel armano inesorabilmente anche il braccio dei soldati meno abili. Con
tali mezzi, e con il fotoritocco chiunque è potenzialmente in grado di
ottenere ottimi risultati anche in pessime situazioni.
Beninteso, non siamo certo contrari alla tecnologia, ma nello stesso tempo
non possiamo nascondere una certa insofferenza verso chi, vivendo nell'era del digitale, e non avendo vissuto l'esperienza dell'analogico, ritiene che tutto sia riconducibile ai moderni strumenti fotografici. Troppi fotografi si riempiono la bocca di "diecine di megapixel", di "centinaia di Dpi", e controllano minuziosamente se la foto è perfettamente a fuoco, se l'
esposizione è mancata di qualche decimo di diaframma, ma molti di loro se messi davanti a due foto, non sono in grado di cogliere le sfumature che
fanno la differenza tra quella mediocre e quella fantastica.
Tornando alle foto, premettiamo che sono state scattate tutte con
telecomando a filo, e ci hanno impegnato moltissimo, specialmente quelle del tuffo e della riemersione dall'acqua del simpatico bipede; la spiegazione è molto semplice: la predazione, dalla partenza dal posatoio, al ritorno, dura poco più di un secondo. Il via dal posatoio avviene senza alcun preavviso e la velocità è inimmaginabile. Per estorcere l'unica foto pubblicata nella galleria, abbiamo dovuto fare centinaia di scatti finiti senza gloria nel cestino. I 5 lampeggiatori, a 1/64 della potenza, viaggiavano a 1/20.000. E' la foto che in assoluto ci appaga maggiormente, anche dopo vent'anni e più.
Le riprese subacquee sono state meno impegnative, e le difficoltà maggiori sono state riscontrate nel circoscrivere lo spazio in cui si muovevano i pesciolini e nel posizionare l'attrezzatura sott'acqua. Il corpo macchina infatti è stato immerso in una vasca a tenuta stagna, e il lampo dei due flash attraverso l'elemento liquido è stato sufficiente a garantire la
necessaria diffusione della luce sul soggetto principale.
La ripresa viceversa non è stato particolarmente difficoltosa, in quanto
l'impatto con l'acqua rallentava drasticamente la velocità del soggetto che
solitamente, al momento dello scatto, si trova perfettamente collocato al
centro dell'inquadratura.
Tutte le immagini del tuffo del martino sono state scattate in una lanca del Parco Naturale del Fiume Ticino.

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