N°38
Pietra d'Aspra.
La pietra d’Aspra, di colore giallo, è tipica della zona: prende il nome dall’omonima spiaggia ed è il principale materiale calcareo con cui sono realizzate ville e monumenti.
Villa Palagonia denominata "la villa dei mostri", chiamata così per le particolari decorazioni che adornano i muri esterni dei corpi bassi, formate da statue in "pietra tufacea d'Aspra", raffiguranti animali fantastici, figure antropomorfe, statue di dame e cavalieri, gnomi, centauri, draghi, suonatori di curiosi strumenti, figure mitologiche e mostri di tutti i tipi e tempi. Inizialmente le statue erano più di 200, mentre oggi ne restano appena 62, molte delle quali in cattivo stato di conservazione, annerite dallo smog e sbriciolate dagli anni.
La "Pietra d'Aspra", tufo calcareo dal caratteristico color ocra, fino agli anni '50 era l'attività cardine e più florida di Bagheria e rappresentava l'asse portante dell'intera economia locale, insieme all'agrumicoltura e all'industria conserviera dei prodotti ittici". Furono, infatti, l'introduzione nel mercato edilizio del cemento armato e del ferro, nonché le cave del Mazarese, a segnare la crisi di un settore importante per l'economia asprense e l'abbandono delle cave, che ben presto vennero ricoperti dagli agrumeti. La "Pietra d'Aspra" che venne utilizzata per costruire anche i vecchi mandamenti di Palermo, il Teatro Massimo, presentava tre varietà: la pietra d'intaglio, la pietra speciale (smarratu) e quella normale.
Il tramonto delle "pirriere" causò un certo spopolamento della borgata, i cui proventi saranno successivamente costituiti dall'attività della pesca. Le origini, comunque, dell'attività estrattiva sono più remote: sia gli arabi che i normanni utilizzarono la "Pietra d'Aspra".
E' una pietra sedimentaria di fossili e tracce di mari scomparsi, che dichiara le sue origini di profondità e di strati geologici avvicendati nei secoli. Una pietra che si presta ad essere lavorata, scavata, modellata. Una pietra con cui realizzare anfratti e caverne, tombe e mausolei ed in cui far risuonare con echi e riverberi l’idea di stratificazione, fissando incessantemente nella roccia gli attimi appena trascorsi e destinandoli ad una memoria futura anche di milioni d'anni avanti.
Per un abitante di Sicilia il sedimento è un segno che travalica la dimensione geologica: il canto di un contadino dell'entroterra, i suoni di un mercato, le parole e i ritmi del linguaggio parlato e declamato, testimoniano strati d’umanità, echi d’altri continenti e altri tempi.
lucy franco 15/03/2011 11:26
tu hai trasformato la pietra in una matericità palpabile, tridimensionale, ma al tempo stesso irrealemi piace
bravo
Lucy
Francesco Liberti 15/03/2011 0:12
O--------------Klaura fogazza 06/03/2011 18:44
bella...laura