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Scegli il ponte, e saprai esattamente cos’hai di fronte! Il ponte è l’immagine che maggiormente frulla nella testa del fotografo perché è un simbolo semplice, diretto, chiaro, e soprattutto inequivocabile. Getti un ponte e hai stabilito l’unione tra due dirimpettaie sponde, tra due genti, due gruppi umani. All’inaugurazione si battono le mani, contenti e festanti, e tutti sono felici e nell’aria si diffonde il profumo della pace. Quando ritorna la guerra i ponti si distruggono per ricadere nel mesto isolamento, ciascheduno nella propria isola a rimuginare astio e vendetta. La festa è finita, la festa non è più qui, speriamo che almeno sussista altrove. Sparito è il sereno e inaspettatamente piove, fine e leggera una acquerugiola irrora i fiumi dove campeggiano tronconi di ponti, e tra i rimasti piloni ancora in piedi l’acqua scorre triste, in fretta, quasi vergognandosi che sopra la sua superficie più non volteggi quella strada sopraelevata dove un tempo ticchettavano passi. Più non s’odono frastuoni e fracassi di gente felice alla ricerca di nuovi incontri, più alcuno batte in segno di giubilo le mani, i tempi dei ponti intatti sono, ahinoi, lontani.
Il pontile è un’altra cosa. Non è un ponte rotto. L’hanno fatto in tal siffatto modo apposta. Parte trionfale da una costa e poi di botto cessa: mute tacciono le trombe che squillarono in un antico dì di baldoria fra tanta folla accalcata in ressa. Difficile a credersi, ma è così che stanno le cose. A somiglianza del fratello maggiore “ponte” il pontile ti consente di lasciare la riva, cammini sulle tavole rumorose e traballanti, vai avanti, aleggi sopra le acque ma ben presto il tuo passo s’arresta, il pontile è a un tratto conchiuso, terminato, e nell’aria niuno assapora il profumo della festa. Il pontile è di sua stessa natura tronco, delimitato, ammutolito e finito prima d’avere il suo tragitto ultimato: in una sol parola è corto. A cagion di ciò lo si guarda con il naso storto. Ma qui, nella foto, s’intravedono figurette stilizzate, semplici e scure silhouette anonime che si affacciano perplesse alla fine del pontile. Guardano in basso e si chiedono perplesse dove cavolaccio sia finito il troncone che serve a collegare le due opposte sponde. Boh, sparito, chissà dov’è finito. Altre ombre nere, nella parte limitrofa alla costa, s’allontano deluse, il ponte è monco, meditano in fretta mentre ambiscono a raggiungere la loro agognata bicicletta lasciata sulla spiaggetta. Però una silhouette s’affretta a raggiungere il gruppo più numeroso, quello assiepato alla fine del pontile. È incredulo, il passo teso, proteso a constatare con i propri occhi se è vero quello che è stato sussurrato alle sue orecchie. Eh, ragazzi miei, di cose se ne dicono parecchie, però non è tutta roba vera. Ohibò, rinfresca, si fa sera, calano le tenebre e con esse la fine delle speranze che il pontile, stanco d’essere solo un moncone, s’autorigeneri proseguendo spedito alla volta dell’opposta riva, proprio là dove il sole getta gli ultimi suoi raggi, a raccontarci di miraggi che nei secula seculorum sono stati ritenuti veri. Suvvia, siamo seri e un poco saggi, il pontile non è fatto per andare lontano. Il mondo che sta dalla sua parte termina lì, dove l’ultimo pilone s’affonda nella melma. Tuttavia va rilevato che, per un effetto ottico della foto, il pontile, qui raffigurato, pare che disti un soffio a lambire l’altra riva. Un breve balzo ed ecco che il gioco è fatto: la speranza, qualcuno ha brontolato, è una dea restia a tirare le cuoia e nessuno ha mai saputo quale sarà quel dì in cui anch’ella, come anima mortale al fine della terrena licenza, muoia. E anche le silhouette danno speranza, specialmente quella solitaria, che vuole andare a controllare di persona. Non s’arrende, anche se l’atmosfera è irrealmente metallica, e tutta la scena ha il duro e freddo colore dell’azzurrino acciaio di una spada pronta a mietere mattanza a chi si crogiola nella speranza. La maggior parte degli amici di FC ha detto che è una foto in BN, qualcuno però propende per un viraggio verso il blu. Per me è a colori, con tutte le gioie e i dolori che la cromaticità si porta appresso.
Il ponte è un simbolo primario nel vocabolario delle immagini, e significa ottimismo, amicizia, soluzione dei problemi. Il fotografo fa spesso ricorso al simbolismo per raccontarci la sua storia personale, e se comunemente si dice che fotografare è scrivere con la luce, questa definizione va però aggiornata. Il fotografo non ha il libero arbitrio dello scrittore, che ha il tempo di pensare delle ore quando fa il narratore o, come in questo caso, il commentatore. Per contro il fotografo deve agire con scattante solerzia non appena venga ispirata la sua sensibilità. Spesso si dice che qualcosa l’ha “colpito” e quasi autonomamente si muove il dito a scattare quella foto. Ma ahimè nessuno può fare come Giosuè, e intimare al sole calante di fermarsi un istante, e mettersi in posa per la bella istantanea. S’ha da essere veloci e spietati come una siringa sottocutanea, giacché il magico momento sussiste nel tempo per un attimo soltanto ed è in quel preciso istante che va fatta la foto, se vuoi ottenere l’ottimo, oppure s’ha da spettare il giorno dopo o chissà quando ancora, e presentare domanda in carta bollata acciocché le nubi ridonino la loro disponibilità e i colori s’ingegnino a sbiadirsi per simulare un mondo in bianco e nero.
Il pontile è un ponte interrotto, qualcosa non è andata per il verso giusto, tuttavia è meglio di niente, è l’abbozzo di un pensiero, seguiranno poscia dispacci dal fronte.
Questa è la mia interpretazione e qualora non avessi fatto centro, o colto il vero, va detto che sono stato sincero per tutto il tempo in cui la tua bella foto ho ponderato.
Ciao, Geo.
Da 16 mesi su FC e in 65 paesi, trovo che c'è, al mio gusto, una inflazione di superlativi che forse sottolinea la nostra sensibilità e gioia di ritrovarci ... ma ...
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Daniele Castiglioni 10/01/2010 15:59
Una bella immagine, che anche in b/n, rilascia il calore di un bel tramonto...Kayser Bernd 20/12/2009 16:26
bellissima foto...Pitt
Geo Portaluppi 14/12/2009 3:35
Scegli il ponte, e saprai esattamente cos’hai di fronte! Il ponte è l’immagine che maggiormente frulla nella testa del fotografo perché è un simbolo semplice, diretto, chiaro, e soprattutto inequivocabile. Getti un ponte e hai stabilito l’unione tra due dirimpettaie sponde, tra due genti, due gruppi umani. All’inaugurazione si battono le mani, contenti e festanti, e tutti sono felici e nell’aria si diffonde il profumo della pace. Quando ritorna la guerra i ponti si distruggono per ricadere nel mesto isolamento, ciascheduno nella propria isola a rimuginare astio e vendetta. La festa è finita, la festa non è più qui, speriamo che almeno sussista altrove. Sparito è il sereno e inaspettatamente piove, fine e leggera una acquerugiola irrora i fiumi dove campeggiano tronconi di ponti, e tra i rimasti piloni ancora in piedi l’acqua scorre triste, in fretta, quasi vergognandosi che sopra la sua superficie più non volteggi quella strada sopraelevata dove un tempo ticchettavano passi. Più non s’odono frastuoni e fracassi di gente felice alla ricerca di nuovi incontri, più alcuno batte in segno di giubilo le mani, i tempi dei ponti intatti sono, ahinoi, lontani.Il pontile è un’altra cosa. Non è un ponte rotto. L’hanno fatto in tal siffatto modo apposta. Parte trionfale da una costa e poi di botto cessa: mute tacciono le trombe che squillarono in un antico dì di baldoria fra tanta folla accalcata in ressa. Difficile a credersi, ma è così che stanno le cose. A somiglianza del fratello maggiore “ponte” il pontile ti consente di lasciare la riva, cammini sulle tavole rumorose e traballanti, vai avanti, aleggi sopra le acque ma ben presto il tuo passo s’arresta, il pontile è a un tratto conchiuso, terminato, e nell’aria niuno assapora il profumo della festa. Il pontile è di sua stessa natura tronco, delimitato, ammutolito e finito prima d’avere il suo tragitto ultimato: in una sol parola è corto. A cagion di ciò lo si guarda con il naso storto. Ma qui, nella foto, s’intravedono figurette stilizzate, semplici e scure silhouette anonime che si affacciano perplesse alla fine del pontile. Guardano in basso e si chiedono perplesse dove cavolaccio sia finito il troncone che serve a collegare le due opposte sponde. Boh, sparito, chissà dov’è finito. Altre ombre nere, nella parte limitrofa alla costa, s’allontano deluse, il ponte è monco, meditano in fretta mentre ambiscono a raggiungere la loro agognata bicicletta lasciata sulla spiaggetta. Però una silhouette s’affretta a raggiungere il gruppo più numeroso, quello assiepato alla fine del pontile. È incredulo, il passo teso, proteso a constatare con i propri occhi se è vero quello che è stato sussurrato alle sue orecchie. Eh, ragazzi miei, di cose se ne dicono parecchie, però non è tutta roba vera. Ohibò, rinfresca, si fa sera, calano le tenebre e con esse la fine delle speranze che il pontile, stanco d’essere solo un moncone, s’autorigeneri proseguendo spedito alla volta dell’opposta riva, proprio là dove il sole getta gli ultimi suoi raggi, a raccontarci di miraggi che nei secula seculorum sono stati ritenuti veri. Suvvia, siamo seri e un poco saggi, il pontile non è fatto per andare lontano. Il mondo che sta dalla sua parte termina lì, dove l’ultimo pilone s’affonda nella melma. Tuttavia va rilevato che, per un effetto ottico della foto, il pontile, qui raffigurato, pare che disti un soffio a lambire l’altra riva. Un breve balzo ed ecco che il gioco è fatto: la speranza, qualcuno ha brontolato, è una dea restia a tirare le cuoia e nessuno ha mai saputo quale sarà quel dì in cui anch’ella, come anima mortale al fine della terrena licenza, muoia. E anche le silhouette danno speranza, specialmente quella solitaria, che vuole andare a controllare di persona. Non s’arrende, anche se l’atmosfera è irrealmente metallica, e tutta la scena ha il duro e freddo colore dell’azzurrino acciaio di una spada pronta a mietere mattanza a chi si crogiola nella speranza. La maggior parte degli amici di FC ha detto che è una foto in BN, qualcuno però propende per un viraggio verso il blu. Per me è a colori, con tutte le gioie e i dolori che la cromaticità si porta appresso.
Il ponte è un simbolo primario nel vocabolario delle immagini, e significa ottimismo, amicizia, soluzione dei problemi. Il fotografo fa spesso ricorso al simbolismo per raccontarci la sua storia personale, e se comunemente si dice che fotografare è scrivere con la luce, questa definizione va però aggiornata. Il fotografo non ha il libero arbitrio dello scrittore, che ha il tempo di pensare delle ore quando fa il narratore o, come in questo caso, il commentatore. Per contro il fotografo deve agire con scattante solerzia non appena venga ispirata la sua sensibilità. Spesso si dice che qualcosa l’ha “colpito” e quasi autonomamente si muove il dito a scattare quella foto. Ma ahimè nessuno può fare come Giosuè, e intimare al sole calante di fermarsi un istante, e mettersi in posa per la bella istantanea. S’ha da essere veloci e spietati come una siringa sottocutanea, giacché il magico momento sussiste nel tempo per un attimo soltanto ed è in quel preciso istante che va fatta la foto, se vuoi ottenere l’ottimo, oppure s’ha da spettare il giorno dopo o chissà quando ancora, e presentare domanda in carta bollata acciocché le nubi ridonino la loro disponibilità e i colori s’ingegnino a sbiadirsi per simulare un mondo in bianco e nero.
Il pontile è un ponte interrotto, qualcosa non è andata per il verso giusto, tuttavia è meglio di niente, è l’abbozzo di un pensiero, seguiranno poscia dispacci dal fronte.
Questa è la mia interpretazione e qualora non avessi fatto centro, o colto il vero, va detto che sono stato sincero per tutto il tempo in cui la tua bella foto ho ponderato.
Ciao, Geo.
Vitória Castelo Santos 11/12/2009 18:41
OTTIMA !!!!!!!!!ciao Carla
Vitoria
Carlo Pollaci 11/12/2009 18:25
Splendida visione.Ottimo bn.
Un carissimo saluto,
Carlo
Christian Bertero 11/12/2009 18:23
+++++Da 16 mesi su FC e in 65 paesi, trovo che c'è, al mio gusto, una inflazione di superlativi che forse sottolinea la nostra sensibilità e gioia di ritrovarci ... ma ...
Christian
MARIO MULINAI 06/12/2009 18:00
bella la compo con la linea d'entrata, avrei solo raddrizzato l'orizzonte. CiaoGianni Izzo 03/12/2009 19:16
Un'immagine così attira come una calamita.E' talmente bella che non basterebbero mille parole per raccontarla.
Gianni
Guglielmo Rispoli 28/11/2009 17:17
gran bella immaginemi piace
un BW intenso, vero, elegante
;-) ciao, Guglielmo
Marco Cogliati 28/11/2009 2:08
una foto davvero stupenda. complimenti carla. ciao.Gianni Boradori 26/11/2009 12:42
Eccezionale,Brava con la Z maiuscola!!!!:-))))))
Un abbraccione Carla dal vecchio Gianni
Mu Mu 26/11/2009 11:26
peccato per le nuvole un pò sgranate e l orizzonte un pò inclinato, ma la foto è comunque veramente bellaHeidi Bollich 17/11/2009 9:49
Großartige Aufnahme, tolle Stimmung.Ciao Heidi
Alberto Valente 10/11/2009 23:31
Bella luce......complimenti Carla....Alfredo Mazzoni 10/11/2009 20:21
Questo è un b/n coi fiocchi Carla è così bello che fa dimenticare il colore, bravissima!!! Un caro saluto Alfredo