L'arca di Geò
Da un po’ di tempo violenti acquazzoni s’andavano abbattendo sulla Lomellina. Non proprio a Vigevano, giacché siamo protetti dalla “Orazione del buon tempo” di San Bernardo di Chiaravalle, santo che festeggiamo ai primi di settembre bruciando il diavolo. In realtà San Bernardo aveva ottenuto la protezione per Gambolò, ma questa cittadina è così vicina che usufruiamo del buon tempo gratis. Però le cose sono cambiate: cupe e minacciose nubi sono venute ad addensarsi sui nostri cieli. Dovevamo correre ai ripari. È nella nostra natura. Noi di Vigevano siamo prudenti, molto prudenti! Meglio ancora, siamo previdenti: nulla ci sorprende. Non c’è Diluvio Universale che tenga. Per noi un diluvio è poco più di un pediluvio. Vediamo in cielo addensarsi la nuvolaglia tronfia d’umori liquidi? Procelle? Tempeste, bufere, nubifragi? Corriamo il rischio di uno tsunami? Ah, ah, ah! Ce ne facciamo un baffo! Il rimedio l’abbiamo a portata di mano. Tacchete! Ci costruiamo una bella arca e siamo a cavallo. A cavalluccio marino, s’intende.
La nostra vicenda iniziò con una riunione di quartiere assai furibonda.
A Vigevano i quartieri o rioni, li chiamiamo “contrade”, e quelle storiche, le prime furono quattro: Costa, il quartiere più elevato, quello meglio difendibile, Bronzone, ubicato più in basso, all’altezza della piazza, poi Cicerino, e quindi San Martino.
Avevo sentito dire di quella riunione con tema la costruzione dell’arca ma non mi occupai della cosa. Però il giorno dopo la riunione fui prontamente informato dal Segretario Generale, Giulio Lindomare, che mi incontrò “per caso” in piazza. Mi venne incontro avanzando con le braccia aperte e camminando su ipotetici gusci di uova fresche solo come sanno deambulare i segretari generali quando hanno qualcosa da chiederti. Lui, che si autodefiniva “Primus inter unus”, attaccò con: « Un tempo i diluvi universali andavano a ruba come il pane… - il volto triste e sconsolato come se gli avessero rubato il gelato – oggi invece di diluvi non ne vogliono sentire parlare… chissà perché? »
« Provo a indovinare. – Gli risposi, ormai mi aveva agganciato – È filato via tutto liscio fino al momento in cui avete parlato di un rincaro delle tasse… »
« Ah, - fece lui – c’eri anche tu alla riunione? »
Sapeva benissimo che non c’ero.
Sbatté la braccia lungo i fianchi. Dopo averle tenute per cinque minuti distese come ali d’aereo, quello era il suo modo di farci intendere che stava atterrando. S’era dunque prossimi al dunque.
« Abbiamo progetti di ingegneri con i fiocchi, maestranze qualificate e i lavori sono già iniziati… però adesso siamo fermi come allocchi. L’arca si è arenata ancora prima d’essere varata. Ci sono state troppe profezie di fine del mondo andate tutte buche, ormai non ci crede più nessuno, però il Comune non può fare marcia indietro. »
« Capisco. » interloquii tanto per fargli credere che seguivo con attenzione, però non capivo.
« Hanno frainteso tutto…»
« Sarebbe a dire?»
« Nella migliore delle ipotesi, o forse nella peggiore, dipende dai punti di vista, pensano che accadrà come cento anni fa, quando all’inizio del secolo scorso arrivò l’acqua del Ticino fino in piazza Ducale, allagandola. Qualche anziano si ricorda dei racconti dei loro nonni, testimoni di quel fatto eccezionale: il Ticino che straripò innalzandosi di almeno venticinque metri. È ubicato troppo in basso il nostro fiume rispetto alla città. Non credono possibile una alluvione, anche se dovesse piovere per un mese intero di seguito. »
« Credo che le maggiori opposizioni siano venute da quelli del rione Costa, loro sono sei o sette metri più in alto della piazza. »
« Vero, vero – annuì vistosamente il segretario – quelli del Bronzone sembravano favorevoli…»
« Saranno stati d’accordo anche quelli di San Martino, sono in posizione ancora più bassa… sarebbero i primi a rimetterci in caso di alluvione. » considerai.
« Oh, invece sono stati quelli che hanno protestato maggiormente. Hanno detto che, per fare onore al loro nome, sono disposti a traslocare, fino a Palestro, che ha come patrono proprio san Martino, Palestro ha una maggiore altitudine rispetto a Vigevano, là dove sorge l’Ossario. »
« Per arrivare a una conclusione, cosa vuoi? »
« Che mi cavi dalle grane. Tu conosci un sacco di cose strambe. Tirane fuori qualcuna dal tuo cappello a cilindro…»
« Vuoi che parli ai nostri concittadini di qualche catastrofe, per metter loro un po’ di strizza e così versino il loro obolo per l’erigenda fabbrica dell’arca. »
« Mi ero immaginato qualcosa del genere. Ci sono tante profezie sulla fine del mondo. Sarà possibile trovarne una che fa al caso nostro. Il pericolo di una alluvione come quella del passato è un fatto reale. È successo anche ad altre città! »
« Lo sai che non è il mio genere di cose parlare della fine del mondo. Vero è che c’è la profezia dei Maya, basata sul loro calendario che termina il 21 dicembre 2012… »
« Ecco, vedi che qualcosa puoi raccontare alla prossima riunione. »
« Non farti illusioni. “Nemo profeta in patria”, non mi crederanno… - mi fermai per riflettere un attimo – Però potrei portarti la persona giusta. Ho conosciuto in questi giorni un sacerdote maya. »
« Benissimo! - Il segretario generale era al settimo cielo. – È proprio quello che ci vuole. Sarebbe stato un peccato sospendere i lavori. Siamo stati scrupolosi. Ci siamo attenuti alle misure riportate nella Bibbia: lunghezza 300 metri, larghezza 50, altezza 30 metri. L’arca avrà sei ponti e ogni piano sarà quindi alto 5 metri. Nei due piani più bassi sistemeremo le coppie degli animali da salvare, dividendo quelli domestici, e quindi utili all’uomo, da quelli feroci, seguirà un piano per le persone non addette alla guida e manutenzione della nave, nel quarto piano gli impianti necessari per la ventilazione, la forza motrice, il riscaldamento, il quinto piano verrà riservato al personale addetto alla nave e l’ultimo piano sarà destinato alle coltivazioni: frutteti, campi di grano, orti, eccetera.
Sul tetto si apriranno dei lucernari per fornire la luce naturale alle piante e all’erba. Non ti sembra che abbiamo previsto tutto? »
« Direi proprio di no. – Ammisi a malincuore – A parte il fatto che le misure da te citate son in cubiti, in quanto gli antichi ebrei non usavano i metri, ed essendo un cubito 45 centimetri, risulta che le misure riportate nella Bibbia sono all’incirca la metà di quelle da voi usate. L’arca di Noè aveva un volume di 41,006,25 metri cubi, uno spazio insufficiente per trasportare una coppia di animali di ogni specie. Sbagliando avete però ottenuto – feci un rapido calcolo – un volume di 450.000 metri cubi, molto meglio rispetto all’arca del diluvio universale, tuttavia anche 450.000 m.c. sono insufficienti per contenere tutti i vigevanesi. Penso che per gli abitanti della nostra città si dovrebbe incrementare l’altezza di almeno dieci metri, ottenendo così una volumetria di 600.000 m.c.. Mancherebbe però all’appello lo spazio per gli animali, il piano macchinari e quello delle coltivazioni. »
« Rifaremo i calcoli! – il segretario generale non era tipo d’arrendersi per problemi di volume – Abbiamo creduto che le misure indicate dal Padre Eterno in persona andassero bene…»
« Probabilmente a quei tempi lo erano. Non c’erano sessanta mila persone da salvare ma solo la famiglia di Noè, non era stato previsto lo spazio per i macchinari, che d’altra parte non erano ancora stati inventati, e poi sono convinto che con qualche miracolo anche 41.000 metri cubi possono diventare sufficienti. »
« Il problema dello spazio lo affronteremo dopo. Prima necessita ottenere l’approvazione da parte dell’assemblea, ma a questo ci pensi tu! Vedo già davanti agli occhi il varo dell’arca. Non pare anche a te? »
« Oh, sì, il varo lo vedo pure io. »
« Allora perché quella faccia preoccupata? »
« Beh, non sono tanto convinto che galleggi…»
Continua tra qualche giorno.
Franco Merlo 15/09/2009 20:02
W l'arca di Geò: servirebbe però una modifica in corso d'opera: non è che potete prevedere un posticino anche per gli amici di fc?Attenti al progetto! Un certo sub, detto Carneade, fingendo di seguire un gommone per cibarsi degli avanzi, in realtà tentava lo spionaggio industriale.
Grazie per le tue squisite e fantastiche didascalie.
Ciao
Paolo Zappa 08/09/2009 22:18
La syoria è molto interessante, sono proprio curioso di leggere il seguito!!!! Sei sempre una forza, Geo!!!! Ciao!!!Roberto L. 07/09/2009 15:33
Non può non galleggiare, quest'arca futuribile, piena di strani animali, buon vino e tanti bei racconti! Un caro salutoRoby
Carlo Pollaci 07/09/2009 8:02
Costruzione inquietante, volumi dilatati, forme archetipe.Sarà un'arca? o più probabilmente uno di quei nuovi centri commerciali, veri templi al consumismo di massa?
Ma ai miei occhi, non avendo trascurato tra le mie letture giovanili i fascicoli di Urania, sembra più una nave spaziale, misericordiosamente pronta a trasmigare su altri mondi della galassia gli inguaribili sognatori.
Buona giornata Geo, buon compagno di viaggio.