Lavatoio Fontesecco ( da Riavvolgendo il nastro del tempo)
Quasi per caso nei giorni scorsi mi trovai a passare vicino al lavatoio Fontesecco, con stupore ho notai che c'era una persona intenta a lavare, fu una vera occasione, un po'come tornare indietro nel tempo, così, dopo aver chiesto il permesso alla signora la ripresi in diverse fotografie.
Ormai sono una persona adulta, ma ho fatto appena in tempo a vederle, quelle donne che dal paese scendevano al lavatoio, ridendo e scherzando, e qualche volta pure bisticciando a causa dei pettegolezzi sempre indirizzati alle giovani fanciulle.
I lavatoi, sono luoghi magici, ricchi di acque e silenzio a conferma di un complesso quadro di sensazioni ed emozioni, che hanno la particolarità di ripescare nella memoria i ricordi di gioventù!
Punti d'incontro che hanno complicità di conservare frammenti di vita dei tempi andati, dove il lavoro delle lavandaie veniva ripetuto in tutte le stagioni, un esempio di come si viveva, certamente in maniera più genuina, e questo era un grande valore!
Fino agli anni '50-'60 del secolo scorso, in molte zone d'Italia, le case non erano fornite di acqua corrente e rimaneva un sogno quasi irrealizzabile, come pure possedere poi una lavatrice dati i costi proibitivi, solo nei primi anni '70 iniziò la vera diffusione di questo elettrodomestico.
Il lavatoio Fontesecco è stato per anni un obbligato luogo di ritrovo per tanti abitanti del rione di San Pietro in Calibano (PU), ancora oggi cattura la sensibilità delle persone più anziane, è stato l'anima del luogo, dove, tra echi di parole e ricordi del passato affiorano sempre frammenti di vite femminili, sempre profumati dall'odore del sapone di Marsiglia.
Ricordi estrapolati dal mio diario " La storia infinita" 1960
Abitavamo a Pesaro in pieno centro storico, per fare il bucato, mia madre era costretta a dure fatiche col mastello e la tavola, ma a volte l’acqua era scarsa, così, per superare queste difficoltà spesso, o col carretto o con due borse appese alla bicicletta andava al lavatoio di Porta Rimini, sotto il Bastione degli Orti Giuli ed io l’accompagnavo.
Sotto una grande tettoia c’erano delle grandi vasche piene d’acqua corrente, affiancate da piani inclinati in cemento.
Finalmente li mia madre poteva lavare le lenzuola, che erano le cose più ingombranti, nella grande vasca, come era abituata quando abitavamo a San Rocco di Candelara (allora si andava al lavatoio in strada Puglia, meglio conosciuto come "el lavador de Bac".
I tessuti venivano più volte bagnati e sfregati col sapone (Martello), poi risciacquati nella grande vasca, quasi con contentezza per potersi muovere senza impedimenti, poi con la forza delle braccia venivano contorti, strizzati e rimessi nelle bacinelle per riportarli a casa e poi stenderli nel cortile.
Luciano Caldera 14/05/2015 14:36
Immagine suggestiva con il bel riflesso, come sempre interessante e personale il tuo racconto, grazie Giovannifurio dolfin 14/05/2015 12:38
bel documento e ben descritto ,ciao ,furioclaudine capello 13/05/2015 23:35
li bastava starci un ora e sapevi tutto di tutti .....adesso sono pezzi decorativi ! complimenti bel racconto e bella immagine clLucia Durante 13/05/2015 23:07
I lavatoi (trogoli in genovese) sono sempre dei luoghi affascinanti e testimoni di fatica, appena stemperata dalle chiacchiere in compagnia. Lo si vede dalle pietre consunte anche dove le donne posavano i piedi. Tu dici che si viveva in maniera più genuina ma io in questo vedo la fatica fisica che facevano tutti uomini e donne, ognuno nel suo campo. Ben vengano allora macchine che alleviano questa fatica e ci consentono anche di dedicare il nostro tempo ai nostri hobbies