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Non rubate le trote al vescovo (da Vi racconto la mia Terra)

Non rubate le trote al vescovo (da Vi racconto la mia Terra)

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Non rubate le trote al vescovo (da Vi racconto la mia Terra)

Dalle pendici del monte Nerone scaturiscono diversi corsi d'acqua, questi nel tempo hanno creato profondi valloni che solcano i fianchi della montagna, per cui le acque che scendono dal versante nord vengono catturate dal fiume Candigliano.

Mentre i torrenti del versante sud, segnano la vallata in direzione dell'abitato di Pianello, questi corsi d'acqua sono essenzialmente tre: il Fiumicello che scende dalla conca di Serravalle, il Certano che scende dalla valle di Castefranco ed il Giordano che scende da Pieia e Cerreto.


Una volta riuniti nell'abitato di Pianello, questi tre torrenti prendono il nome di Bosso, che rimane tale fino a Cagli, in un percorso incorniciato da un paesaggio spettacolare, poi a sua volta pure quest'ultimo viene catturato dal Burano proveniente dai monti dell'Appennino Umbro-marchigiano.

Per cui questi due percorsi d'acqua, ben diversi tra loro, che scendono dal monte Nerone si incontreranno di nuovo poco prima della cittadina di Acqualagna, continuando col nome di Candigliano, per poi proseguire il percorso verso la Gola del Furlo, e quindi affluenti del Metauro.

La veduta qui riportata si riferisce al tortuoso torrente Giordano, che passando per una gola dalle forme aspre e selvagge, ricchissima di piante e animali delle specie più diverse, così, con le sue spumeggianti acque potabili, dopo aver inciso le arenarie del crinale appenninico e sciolto i duri e compatti calcari del Monte Nerone si dirige verso l'abitato di Pianello.


Da documenti tramandati del 1641 a riguardo di questo fiume, sui libri del tempo era riportato " sgorga si abbondante l'acqua, che rompendo il Monte cade precipitosa a formare un giusto fiumicello detto Certano, Genitore del Pesce Trotta, si delicato, che merita la sola mensa dei Prencipi; e perciò con tormentose pene da dominanti è stato reserbato: restando la pesca di Bosso e Borano e d'altri luoghi in libertà di qualunque".

Un emesso dal Vescovo di Cagli nel 1650 riportava " Vedendo con l'esperienza d'abuso e l'inosservanza delli editti pubblici fatti dalli nostri antecessori sopra la bandita della pesca delle trotte del fosso Certano", tanto da stabilire le pene per i contravventori: " ...sotto pena di scudi cinquanta d'oro... et anco carcere, due mesi, ed altre pene a nostro arbitrio..."

E' evidente il tentativo di salvare questa preziosa riserva di pesca con la minaccia di pene molto severe, ma, evidentemente, gli abitanti della vallata, di diversi secoli fa, erano piuttosto indisciplinati e ribelli e mal tolleravano imposizioni del genere.

Da che mondo è mondo, fin dalla storia più antica, i potenti, in ogni epoca, hanno sempre cercato di riservare per se stessi le cose migliori: oggetti preziosi, opere d'arte e non da ultimo il cibo, in riferimento alle trote, dove quelle del fiume Giordano erano e sono ancora una vera prelibatezza!

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