Tra le pieghe dei ricordi ( da Tra Arte e Mestieri)
Ancora una riproduzione in ceramica, questa volta in omaggio alla civiltà contadina, eseguita dall'artista pesarese Bruno Baratti, a conferma di una memoria storica, sempre alla ricerca delle mie radici, un contino racconto che parla del mondo contadino nel suo bello e difficile rapporto con la terra e gli umili animali.
Sarà forse frutto della mia età, oppure la nostalgia, la voglia di raccontare e ricordare il passato, ma penso che questo tema non catturi solo me, saranno certamente tanti coloro che affondano i ricordi della loro gioventù in simili scene bucoliche, fatte di campi, di sole, di fatica e sudore.
Memorie che ci riportano ad un passato, anche non molto remoto, ma che con l'incedere veloce delle modernità, i ricordi rischiano di perdersi, oggi le uniche testimonianze sono solo nei racconti di pochi anziani contadini, oltre che documentati da qualche fotografia sempre più sbiadita!
La fase dell'aratura, che generalmente iniziava ai primi freschi dell'autunno, serviva per preparare i terreni alla nuova semina, ma se la stagione era stata particolarmente secca ne risultava un terreno più duro, quindi occorreva attaccare al traino dell'aratro anche due paia di buoi, mentre un baldo garzone stava al loro fianco con la " gavezza" in mano per guidarli.
Continuando sull'onda dei ricordi, posso certo affermare che il mestiere dell'agricoltore è sempre stato un'attività di cui essere orgogliosi; personaggi semplici, ma capaci di fare una moltitudine di attività, sempre a conferma del "sapere contadino"!
Tutti ormai siamo consapevoli, quindi con la coscienza di quanto si è perso nel modernizzare forzatamente le campagne, che oltre alla cultura materiale si è pure perso tutto il mondo delle attrezzature, non da ultimo il paesaggio, il rapporto con la terra, le acque, i cicli naturali, sempre grazie all'aiuto di animali, peraltro dolcissimi, con occhi buoni e di grande pazienza, tutto in un continuo rispetto della Natura!
A conclusione di questa didascalia credo che una poesia di Gabriele D'Annunzio sia appropriata. poche rime dall' intenso significato!
I seminatori
Van per il campo i validi garzoni
guidando i buoi da la pacata faccia;
e, dietro i quali, fumiga la traccia
del ferro aperta alle seminagioni.
Poi, con un largo gesto delle braccia,
spargon gli adulti la semenza; e i buoni
vecchi, levando al ciel le orazioni,
pensan frutti opulenti, se a Dio piaccia.
Quasi una pia riconoscenza umana
oggi onora la Terra. Nel modesto
lume del sole, al vespero, il nivale
tempio dei monti innalzasi: una piana
canzon levano gli uomini, e nel gesto
hanno una maestà sacerdotale.
Gabriele D'Annunzio
chantal Montmasson in Ghiroldi 18/03/2015 23:00
Molto bella ! CiaoVitória Castelo Santos 16/03/2015 23:10
FANTASTICO *************Lucia Durante 16/03/2015 22:15
Bell'immagine che mi riporta alla mia infanzia quando si vedevano i buoi (le rare volte che andavo in campagna in Emilia, io sono cittadina) E' dalla terra che ci viene il cibo sia verdura che frutta e infine anche la carne e la terra ha una sacralità che oggi non le si riconosce piùclaudine capello 16/03/2015 11:03
i lavoro dei campi sono alla base della vita del uomo quando ha smesso di spostarsi per trovare da mangiare... bella immagine di questo basso rilievo ! complimenti cl